Tito Pulsinelli
Le multinazionali NIKE, Gap e Adidas hanno scritto una lettera alla ministro degli esteri degli Stati Uniti, dove specificano a Bhillary Clinton che si "schierano per la democrazia". Copia della significativa missiva è pervenuta anche alla Organizzazione degli Stati Americani e al responsabile del Diapartimento di Stato per gli affari continentali.
A trenta giorni del golpe ordito contro le legittime autorità, la situazione non si è affatto normalizzata: è scomparsa la governabilità. Nonostante l'uso disinvolto e continuato del coprifuoco, la chiusura a singhiozzo delle radio e dei canali televisivi sgraditi alla cupula golpista, e il sempre più frequente ricorso all'omicidio politico.
L'ordine non regna in Honduras, e gli attuali inquilini che occupano la Casa Presidenziale esercitano un'autorità a scartamento ridotto, che non sfiora i settori sociali subalterni e non copre tutto il territorio nazionale. I provvisori inquilini danno l'impressione che si reggono solo sulla forza delle baionette e del coprifuoco, sfidato a viso aperto da un'opposizione che non demorde.
Il conflitto tra i due blocchi sociali ha raggiunto un livello che marca l'impossibilità di un ritorno allo status quo storico: le elites stanno mostrando che fanno fatica a imporre la legge-di-pietra che ha incatenato l'Honduras alla dimensione di "repubblica bananera". Lo scontro si sta trasferendo sul terreno degli interessi economici, e i partigiani di Zelaya e della rifondazione del Paese, già annunciano un altro sciopero generale nei prossimi giorni. Continuano a Bbloccare la rete stradale, l'accesso ai porti, alle frontiere e ai grandi ed ultramoderni centri commerciali di Tegucigalpa.
Il comunicato della Nike, Gap e Adidas è un segnale di preoccupazione degli imprenditori stranieri di fronte alla dilagante paralisi, ad una situazione che è fuori dal controllo dei golpisti e che non si potrà risolvere con la forza delle armi. E nemmeno con le manovre dilatorie e ambigue di Bhillary Clinton e del suo collaudato ventriloquo del Costa Rica.
Affiora una contraddizione tra i grandi imprenditori stranieri che esportano al mercato internazionale e l'oligarchia oscurantista.
Uno dei più illustri esponenti di questa dinastia -J.Cahanhuati- a nome della Confindustria locale precisa: "..queste compagnie (ndr Nike ecc,) non debbono immischiarsi... nel comunicato affermano che non stanno prendendo partito, pero' quando dicono che sperano che si "ristabilisca la democrazia" stanno schierandosi, perchè stanno dicendo che in Honduras non c'e' democrazia".
Forse non è così? Le multinazionali stanno semplicemente avvertendo che la situazione può sfuggire di mano e che stanno per finire i tempi in cui non esiste neppure il salario minimo e si lavora 12 ore al giorno. J.Cahanhuati&soci, con l'aiuto determinate dei pretoriani addestrati dagli Stati Uniti, potranno forse tenere il Presidente Zelaya fuori dal suo Paese per altri quattro mesi. E dopo?
Quel che non riusciranno ad annichilire -nemmeno con la forza- è il movimento per un nuovo patto sociale, per nuove regole del gioco nella convivenza nazionale. L'idea che possano esistere alcuni "articoli-di-pietra" eternamente immutabili -stabiliti nel passato dai consanguinei dei golpisti- è una barbarie giuridica pre-democratica: un insensato totalitarismo classista.
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