lunes, 3 de agosto de 2009

Basi agli USA: Venezuela colpisce le esportazioni colombiane

L'apertura territoriale alle truppe USA ha un prezzo, non solo diplomatico. L'oligarchia verso la perdita del suo secondo mercato: 7 miliardi di $

Tito Pulsinelli
Tra le prime decisioni prese da Correa, appena istallato alla presidenza, vi fu lo sfratto della base militare degli Stati Uniti a Manta, sul litorale de Pacifico in Ecuador. La scadenza legale della concessione ha coinciso con il golpe dei gorilla in Honduras. Era noto che avrebbero traslocato in Colombia, non si conosceva in quali località e con che modalità.
Appena i militari di Manta finirono di imballare e infagottare, il governo di Bogotà effettuò il lancio pubblicitario internazionale di un video sensazionalista: si vede uno dei capi della FARC mentre fornisce ai suoi uomini dettagli sul finaziamento alla campagna elettorale di... Correa (sic).

E' guerra psicologica, un replay del famoso colpo pubblicitario del computer di un altro capo della Farc, miracolosamente sopravvissuto ad un bombardamento aereo: il computer (non il dirigente guerrigliero). Passano solo pochi giorni, e il governo di Uribe fa un altro scoop col botto, ed accusa il Venezuela di aver fornito missili terra-aria alle guerriglie. Come prova, presenta
alcune....fotografie di armi ammucchiate, assieme a detriti metallici di varie forme.

Il terreno era pronto, e Uribe poteva annunciare ufficialmente la concessione di basi operative terrestri, navali ed aeree all'esercito degli Stati Uniti, che potranno disporre anche di "contrattisti"-mercenari. Non viene specificato nulla di più. Uribe dice che non si tratta di "concessione di basi" (sic) perchè i gringos opereranno all'interno delle strutture militari colombiane: cavilli bizantini in salsa cachaca.

La reazione del Venezuela è stata rapida e drastica: limitazione progressiva delle importazioni dalla Colombia. Ammontano a ben 7 miliardi di dollari. Ora Caracas comprerà al Brasile, Ecuador, Uruguay, Paraguay, Argentina e Centroamerica. Il mercato venezuelano è il secondo per le esportazioni della Colombia, e in quello principale -gli Stati Uniti- c'è stata una flessione del 18% in questo primo semestre, a causa della precarietà che attraversa.

Alla mossa ostile di Uribe, Caracas risponde stringendo la tenaglia commerciale, ma nell'arco ha disponibili altre frecce avvelenate destinate a creare seri problemi all'oligarchia colombiana. L'energia elettrica del Venezuela alimenta varie regioni frontaliere ed illumina alcune importanti città, poi c'e' la fornitura di 4 milioni mensili di benzina a prezzi agevolati.

Il rifornimenti tra varie regioni del nord-est colombiano, avviene su camion che entrano e percorrono le strade venezuelane: solo così riescono ad aggirare l'ostacolo del controllo territoriale delle guerriglie. Allo stesso modo, il carbone ed altre mercanzie vengono esportate utilizzando il porto venezuelano di Maracaibo, più vicino di quelli domestici di Barranquilla e Santa Marta. Vari comuni frontalieri hanno già proibito il transito dei camion.

C'e' un prezzo da pagare per mettere a disposizione dell'esercito nordamericano un numero imprecisato di basi, dopo aver firmato accordi che rimangono segreti. Non solo a livello della diplomazia o dell'isolamento. Uribe volta le spalle alla creazione di un'area economica e politica in Sudamerica, e si affida anima e corpo agli Stati Uniti, Israele e -ancora per qualche tempo- il Perù. Basteranno alla Colombia?
Sicuramente all'oligarchia e ai privilegiati della narco-economia, non alle altre forze sociali che vogliono una svolta, ed uno Stato con sovranità su tutto il teritorio, con un solo esercito, una sola economia, e che includa tutti i suoi cittadini.

C'è un prezzo da pagare, e la fattura che presenta il Venezuela è cara, perchè ha deciso di portare sul terreno dell'economia un conflitto che è sì storico, ma ha proiezioni future di importanza vitale per tutto il versante andino percorso dalla rivoluzione bolivariana.
Il Cile e la Spagna hanno chiesto spiegazioni a Uribe, e il Brasile non è affatto disponibile a che si schierino eserciti stranieri sui confini dell'Amazzonia.
Nella nuova strategia di contenimento di contenimento disegnata a Washington -battezzata in Honduras-alle elites colombiane è riservato il ruolo di giocare sporco e duro. Ora cominciano ad essere colpite nel portafogli, unica loro parte sensibile, dopo aver deliberato di essere l'Israele sudamericano.

















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