lunes, 23 de noviembre de 2009

Presidente dell'Iran in visita in Brasile


Tito Pulsinelli
Il “partito mediatico” transatlantico lancia vibranti proteste indignate perchè il Brasile riceve la visita del Presidente dell’Iran Ajmedinajad. Come si permette Lula di stringere la mano di un violatore abituale e recidivo dei diritti umani?
La settimana scorsa era arrivato a Brasilia il capo di Stato israeliano Shimon Peres, ma nessuno ebbe nulla da rilevare. Eppure l’ONU ha un contenzioso aperto in cui si accusa Israele di aver violato le leggi internazionali quando irrigò Gaza di bombe al fosforo. Eppure Israele ha ignorato qualche centinaio di risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Prima ancora, il Brasile ha ricevuto i massimi esponenti del governo Palestinese. guidati da Abbas: più par condicio di così si muore. La categoria dei “diritti umani” è diventata qualcosa di estendibile a piacimento, come una gomma da masticare. Si può tirare come si preferisce, secondo la misura delle convenienze.

A rigor di stretta logica, Lula non potrebbe ricevere neppure Obama, visto che è a capo di una nazione -rea confessa- di applicare la tortura contro cittadini stranieri, sequestrati e rinchiusi in penitenziari clandestini, galleggianti o in terra ferma. Dopo otto anni non sono stati ancora processati.
Lula replica con molto buonsenso: “A nulla serve isolare l’Iran. Se è un attore importante in tutta questa discordia, è importante che qualcuno si sieda a discutere con loro e cerchi un equilibrio, per tornare alla normalità”.

Ajmedinajad guida una delegazione di 200 imprenditori iraniani, in una visita di Stato che estenderà all’agricoltura e alle biotecnologie le già solide relazioni binazionali. Dopo il Brasile, la comitiva iraniana visiterà anche la Bolivia e il Venezuela. E’ un segno dell’accresciuta autonomia del blocco sudamericano. Ha stabilito solidi vincoli commerciali e industriali con la Cina, che è diventata anche fonte di ragguardevoli finanziamenti e investimenti. Anche la Russia è attivamente presente nell’area nei grandi progetti di estrazione di idrocarburi, e come fornitrice di tecnologie militari.

Il blocco sudamericano -Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Venezuela- ha esteso e diversificato la sua rete di relazioni economiche, commerciali, finanziarie, scientifiche. Oggi conta con alternative sostenibili alle tradizionali ed unidirezionali che facevano capo agli Stati Uniti e all’Europa.

Il pressing mediatico “occidentale” è percepito come una indebita invasione di campo e -nel caso dell'Europa- viene giudicato troppo ipocrita: esporta all’Iran, compra il suo petrolio, ma raccomanda ostracismi asimmettrici (agli altri). Predicano bene e razzolano male.

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