Golpe contro la Carta delle Nazioni Unite
Tito Pulsinelli
Obama è arrivato di notte, ha convocato la riunione della cupola dei mega-inquinatori e poi ha buttato sul tavolo un pugno di svalutati dollari per tacitare la plebe. Pochi spiccioli, appena il 15% di quello che spende per finanziare le arti marziali in terre lontane. Il capo del racket dei veleni e del terrorismo contro la Madre Terra ha stracciato il Protocollo di Kyoto, non ha preso nessun impegno vincolante riguardante le emissioni venefiche future, non ha messo nero su bianco nessun impegno specifico. Hanno deciso di non decidere e di rimandare tutto al futuro.
Davanti ai microfoni, ha sfoggiato la mistura di ipocrisia e cinismo che gli è caratteristica, credendo che 120 capi di Stato si sarebbero spellati le mani per applaudire l'impudico tentativo di monetizzare il debito climatico accumulato dal racket degli industrializzati ai danni della Madre Terra. Non è stato così. Le reazioni sono state molto tiepide o indignate, verso un diktat elaborato a porte chiuse, tra pochi compari, e presentato come "Accordo di Copenhagen" (sic).
E' un accordo privato tra gli Stati Uniti, India, Cina e Sudafrica. Il Brasile non è della partita, mentre l'Unione Europea, benchè critica, si allinea aderendo alla linea del "male minore".
Il vassallo danese ha poi distribuito il papello del racket e, visto che non era aria di alzate di mano, ha concesso qualche ora per l'approvazione di un testo che non raccoglie nessuna delle richieste del mondo non-industrializzato. E soprattutto non contiene nessuna contenzione della condotta delittiva contro la Madre Terra. "Noi non possiamo decidere della vita di milioni di persone in 60 minuti" ha detto Evo Morales, presidente della Bolivia e della dignità dei popoli.
C'è grande indignazione e frustrazione dei Paesi africani, asiatici e latinoamericani e dei movimenti sociali trasnazionali in lotta per cambiare il modello di produzione letale. Copenhagen non è riuscita a partorire nemmeno un topolino, ha abortito Kyoto. Obama è riuscito laddove aveva fallito la dinastia dei Bush.
I governi non sono in grado di risolvere i problemi vitali del nostro tempo. La società civile internazionale non può lasciare nelle loro mani il futuro della specie umana. E' tempo di azione dal basso, trasversale, che faccia tesoro delle esperienze del movimento no-global, che rilanci ed arrichisca le energie sprigionatesi contro il COP15. Copenhagen è la Seattle del secolo XXI.
qui: Se il clima fosse una banca, l'avrebbero già salvato
www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6589
Obama lanza unas cuantas monedas
Un golpe de Estado a la Carta de las Naciones Unidas
Tito Pulsinelli
Obama llegó de noche, convocó la reunión de la cúpula de los megacontaminadores y luego puso sobre la mesa un puñado de devaluados dólares para callar a la plebe. Unas cuantas monedas, apenas el 15% de lo que gasta para el financiamiento de las artes marciales en tierra lejanas. El capo de la mafia de los venenos y del terrorismo contra la Madre Tierra rasgó el Protocolo de Kyoto, no tomó ningún compromiso vinculante acerca de las emisiones tóxicas futuras, no puso por escrito ningún compromiso específico. Decidieron no decidir y posponer todo al futuro.
Frente a los micrófonos, lució la mezcla de hipocresía y cinismo que lo caracteriza, creyendo que 120 jefes de Estado se despellejarían las manos para aplaudir el impúdico intento de monetizar la deuda climática acumulada por la mafia de los industrializados en menoscabo de la Madre Tierra. No fue así, las reacciones fueron muy tibias o indignadas, hacia una orden perentoria elaborada a puertas cerradas, entre unos cuantos compadres, y presentado como el "Acuerdo de Copenhague" (sic). Es un acuerdo privado entre Estados Unidos, India, China y Sudáfrica. Brasil no está con ellos, mientras que la Unión Europea, aunque crítica, se alinea adhiriéndose a la línea del "mal menor".
Hay una gran indignación y frustración de los Países africanos, asiáticos y latinoamericanos y unos movimientos sociales transnacionales en lucha para cambiar el modelo de producción imperante. Copenhague no logró parir ni siquiera un ratoncito, abortó Kyoto. Obama logró lo que habían fallado los Bush.
Los gobiernos no son capaces de resolver los problemas vitales de nuestro tiempo. La sociedad civil internacional no puede dejar en sus manos el futuro de la especie humana. Es tiempo de acción desde abajo, transversal, que haga tesoro de las experiencias del movimiento antiglobalización, lance otra vez y enriquezca las energías surgidas contra el COP15. Copenhague es la Seattle del siglo XXI.
traducido por Clara Ferri
aqui: Un golpe de estado a la Carta de la ONU
www.rebelion.org/noticia.php?id=97333
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