Uribe è riuscito –per ora!- a nascondere questo macabro ritrovamento. Lì sono stati sepolti 2000 giovani colombiani, misteriosamente scomparsi dai loro domicili, e poi ritrovati ammazzati con colpi di armi da fuoco e vestiti da “guerriglieri”. Con questo genocidio, la violenza politica istituzionale contro i civili -divenuta politica di Stato con Uribe- ha raggiunto il massimo dell’aberrazione criminale.
Governo ed esercito colombiano, sopprimevano vite innocenti per mietere tornaconti politici: i generali incassavano le taglie, e il governo alimentava il mito della lotta antisovversiva trionfante ed inarrestabile. La società civile ci metteva i morti e il dolore. Fino ad oggi, questo massacro pianificato è passato alle cronache colombiane con la formula di “falsos positivos”. Un eufemismo derivato dal gergo repressivo per occultare crimini indegni di una “democrazia”.
Secondo gli abitanti della Macarena la mega-fossa sarebbe stata scavata dai militari, in un luogo situato tra l'aeroporto e la base militare, per seppellirvi i falsi guerriglieri.
Uribe, con l’assenso del nuovo Presidente Santos, ha fatto ricorso all’ennesima provocazione contro il Venezuela per far scomparire dall’orizzonte mediatico internazionale, la mega-fossa della Macarena. Santos, è stato ministro della difesa di Uribe, ed è direttamente coinvolto nell’uccisione di duemila civili, trasformati post-mortem in guerriglieri.
La mega-fossa è uno scandalo che potrebbe far fallire la firma del trattato di libero commercio con l’Europa. La connivenza e la complicità del neo-franchismo spagnolo e del PP europeo, e l'evanescente e ambigua impalpabilità degli altri settori di Strasburgo, può protrarre la "politica dello struzzo" con i sicari di Stato colombiani e la loro narcoeconomia.
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