viernes, 18 de febrero de 2011

Stato&Bande: Ci si può schierare? (2)

Ci si può schierare per uno Stato o per un’alleanza di Stati ?
per un’impresa o per un’alleanza d’imprese ?

Maurizio Pincetti
5.
I livelli di efficienza nell’utilizzo delle risorse e la tipologia di risorse necessarie per esprimere i modelli di aggregazione perseguiti, inducono affinità e pertanto sintonia fra  aggregati sociali. Allo stesso tempo, quando la tipologia di energia utilizzata si standardizza sia in territori delimitati che per aree molto vaste o addirittura a livello planetario, come succede in questo momento, la fonte energetica può scarseggiare per penuria o per difficoltà di approvvigionamento o per sottrazione e stoccaggio da parte di un soggetto o di un cartello monopolistico. I gruppi che adottano modelli che fanno riferimento a tale fonte possono entrare in competizione e in conflitto.
6.
Il grado di coesione necessario al mantenimento di un aggregato umano è direttamente proporzionale alla sua velocità di espansione. Cioè  occorre una forza centripeta che equivalga all’impulso centrifugo impresso. È come dire che logica imperialista o di costruzione di impero va in assoluta armonia con
fascismo – nazismo – comunismo, trovandosi in questi modelli di aggregazione consumi di energia, rivolti al conseguimento di condivisione e di consenso, molto bassi  rispetto a quelli utilizzati nelle attività di conquista esterna, come se il risparmio di dispendio interno, reso possibile dall’imposizione brutale di modelli comportamentali, possa essere compensativo dei dispendi energetici dedicati alla conquista esterna.

Si aggiunga che se il modello di conquista è quello greco o mongolo la macchina sarà probabilmente meno efficiente e occorrerà molta più energia per mantenerla, così come sarà di conseguenza molto meno ecologica, non essendo prevista alcuna attenzione per l’energia sottratta ai territori conquistati. 
In generale non credo che si possano escludere da tali attitudini neppure tutti gli aggregati umani che semplicemente resistono alla conquista o che pretendono di perpetuarsi in un territorio chiuso e isolato. Tale affermazione non vale probabilmente per quanto attiene alla loro attenzione ecologica, che può essere elevata se è bassa la loro pulsione di morte, e neppure per quanto riguarda l’efficienza della loro organizzazione e del loro consumo energetico: dovrà essere per necessità elevata la prima e basso il secondo, per non accelerare la loro implosione attraverso l’esaurimento dell’energia disponibile. 

Vi si può trovare invece un rinforzo parossistico delle modalità coesive del gruppo, che deve essere motivato a resistere al cambiamento nonostante le condizioni avverse (Albania ? Cuba? Indios?). Viene fatto ricorso in particolare agli elementi tradizionali di relazione, tentando di consolidare l’aggregato attorno a un denominatore comportamentale comune introiettato da tempo. Si cristallizza il modello relazionale e la struttura gerarchica, nel timore che variazioni strutturali richiedano nuove forme energetiche con maggior dispendio di energia e che nel cambiamento gli individui del gruppo possano orientarsi verso forme aggregative più efficienti, spesso rappresentate dai modelli offerti dagli invasori o dai conquistatori.

7.
All’interno di tutti gli aggregati territoriali, alcuni gruppi si sono dati ulteriori chance, trovando migliori opportunità di sopravvivenza attraverso l’organizzazione transterritoriale (vedi i commercianti, i banchieri, gli ebrei fin dal medioevo). Organizzazioni molto più flessibili, ma non per questo meno coese, che hanno fondato la propria sopravvivenza sul controllo e lo scambio di ogni sorta di energia,  creando mercati specifici per ogni territorio e per ogni aggregazione umana senza sobbarcarsi lo sforzo dell’immagazzinamento dell’energia trattata. Tale peso è stato attribuito ai gruppi stanziali che hanno prodotto involontariamente strutture di supporto per lo sviluppo dei sottoinsiemi associativi.

I gruppi transterritoriali si sono pertanto sempre comportati come un virus, che utilizza le strutture di una cellula o di un aggregato cellulare per ottenere benefici per la propria riproduzione e diffusione. O ancor meglio, induce il tessuto di supporto a modificare la produzione a proprio beneficio, riducendone la capacità vitale. Ci si potrebbe chiedere che vantaggio possa trarre il virus nei tempi lunghi, se l’organismo di supporto è destinato a morire a causa di tale azione. 
È agevole la risposta, essendo il virus in grado di abbandonare quel organismo, trasferendosi su un altro, esattamente come le organizzazioni transterritoriali.

È la premessa per la trasformazione degli oggetti trattati in oggetti virtuali (i saperi, il credito, la finanza, la cultura, i comportamenti, il sistema decisionale etc..) e per la gestione diretta di un unico tipo di magazzino energetico, quello dell’informazione, indispensabile al condizionamento delle scelte per gli scambi da parte dei gruppi stanziali, legati al territorio e alle risorse territoriali.
Relativamente all’uso del territorio, i gruppi transterritoriali possono essere considerati infestanti.  

8.
Questa visione del mondo è descrivibile come una matrice, in cui le colonne, rappresentate dalle aggregazioni territoriali, dagli Stati moderni, dalle nazioni, dalle regioni, sono attraversate dalle righe, individuabili in ogni sorta di aggregazione transterritoriale, siano esse gruppi finanziari, gruppi religiosi, produttori multinazionali, organizzazioni criminali, dianetics, massoni, seguaci di marilyn manson, sportivi, alpinisti, gay, asceti, troie e ogni altra sorta di gruppi, ognuno con valore e collocazione ben differenziata nella piramide del potere.

Rappresentando una qualunque matrice (paralleli e meridiani per intenderci) si forma una rete, in cui ogni filo cerca alleanze con i fili da cui è attraversato per avere il controllo su un numero di nodi più elevato e soprattutto cerca di rendere i propri nodi imprescindibili per il funzionamento del controllo dell’energia utile ad alimentarlo. Per di più attraverso i fili da cui è attraversato cerca relazioni con i fili che corrono a lui paralleli. 
La  globalizzazione è rintracciabile in questa interdipendenza nella quale piccoli spostamenti di relazioni, scomparse o innesti di apparentemente piccoli gruppi, possono determinare reazioni a catena nelle relazioni fra elementi potentissimi del sistema, mettendo a dura prova anche i nodi più integri e apparentemente inattaccabili.

9.
In considerazione di quanto accennato sopra, relativamente al controllo dei flussi informativi e alla penuria di informazioni alla periferia del sistema, intendendo con periferia qualunque posizione distante dai centri di produzione di decisione, credo che l’utilizzo della dietrologia sia imprescindibile per provare a leggere una tale complessità e decriptare segni che sono sempre simboli ma all’interno di un codice fluido che è funzionale all’acquisizione di posizioni di privilegio, tanto all’interno del sistema aggregativo territoriale che transterritoriale, come anche all’interno di ogni tipo di singolo aggregato.

La domanda che ci si può sempre porre nel tentativo di lettura di un evento è: “cui prodest?” Ma la risposta non è assolutamente semplice, mai. Tanto meno quanto le informazioni di cui si dispone sono troppo scarse o elaborate ad arte. Quello che appare, o viene fatto appositamente apparire, può essere funzionale al raggiungimento di obiettivi molto reconditi di gruppi talvolta ignoti ai più.
Le gerarchie più trasparenti sono quelle istituzionali, degli Stati, dei gruppi territoriali per intenderci, che sono espressione della democrazia, cioè del voto popolare e di regole che sanciscono i rapporti fra maggioranze e minoranze. Ma nulla è più finto di questi poteri e tale finzione correla perfettamente con la finzione della loro elezione, cioè con la mistica della sovranità popolare che si realizza in quella liturgia. 

Costituiscono infatti la rappresentazione della partecipazione individuale alle decisioni sociali, mentre in verità le potenzialità decisionali sono collocate in altri luoghi, in gruppi che supportano interessi precostituiti, per necessità intrinseca schierati con qualunque maggioranza, anche nei rari casi in cui la maggioranza non sia il prodotto diretto della loro volontà.

Le maggioranze sono abitualmente costituite ad arte da questi gruppi, ma possono esserne pilotate successivamente, anche qualora si siano casualmente costituite in modo autonomo. L’utilizzo di una volontà maggioritaria da parte di tali gruppi è connesso con la necessità di programmazione e persistenza nel tempo delle progettualità intraprese e lo sviluppo di qualunque progetto è facilitato da situazioni di quiescenza sociale, di mancanza di opposizione critica. La conflittualità sociale è inoltre economicamente svantaggiosa per chi piloti il processo di dominio. 
(continua)

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