Ieri è stata aperta la Borsa Pubblica dei Valori che commercializzerà i titoli e i buoni dello stato venezuelano, in modo autonomo ed alternativo al circuito bancario privato. La Borsa Pubblica collocherà i titoli dell'impresa petrolifera statale PDVSA -tra le prime 5 multinazionali del settore- e quelli di varie compagnie straniere ad essa associate nello sfruttamento dei giacimenti della Faja del Orinoco
, recentementi certificati come prima riserva mondiale di idrocarburi.
La Borsa Pubblica decolla con un fondo di 3 miliardi di dollari e punta a sottrarre la maggiore ricchezza del Paese alla speculazione usuraia e mettersi al riparo della finanza internazionale, che recentemente ha inferto colpi mortali all'economia produttiva ed alla stabilità dei Paesi con governi sovrani. O solo parzialmente allineati ai centri di pianificazione esterna delle economie nazionali. Il governo del Venezuela conta con una forte presenza nel settore bancario nazionale, salito al 40% dopo la nazionalizzazione di varie banche fallite, appartenenti soprattutto ai racket spagnoli.
L'apertura della BPV è un passo rilevante verso la rottura del monopolio nella compravendita dei titoli, si crea così un'alternativa che amplia le opzioni disponibili. Lo stato venezuelano, alla fin fine, può garantire con la concreta materialità delle sue ingenti risorse energetiche e di materie prime, certamante più solide della "credibilità" del cartaceo smerciato dalle Borse private. Lo dimostra il recente crack di Wall Street e della City londinese, sopravvissuti grazie alle ingenti trasfusioni effettuate dall'erario pubblico, ulteriormente indebitato.
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