sábado, 12 de marzo de 2011

Moisés Naim: Crociato contro le multinazionali statali del petrolio

 Chi è costui? - Contro la Commissione internazionale proposta dal Venezuela  
Moisés Naim è molto gettonato dalla stampa italiana che lo consulta su qualsiasi tema che -anche indirettamente- abbia a che vedere con il Venezuela. Pochi giorni fa, dalla prima pagina del Sole24Ore il “tuttologo” Moisés riversava con generosità forti dosi del suo rimanente liquido biliare su Hugo Chávez. Stavolta ha sparato le sue batterie contro la proposta del Venezuela di formare una Commissione Internazionale per evitare la guerra civile e la disintegrazione territoriale della Libia.

 Ha prontamente bollato l’iniziativa come “Asse dei confusi” perchè lui –il gran Moisés- è un falco sionista, schierato a spada tratta per il ritorno delle multinazionali occidentali in Libia. E’ un fautore aperto della guerra alle multinazionali statali che ormai controllano il 70% del mercato. Riescono ad influire troppo –per i gusti dell’ex ministro venezuelano  delle finanze,  ora declassato ad opinionista– sulla quotazione del greggio.

Il gettonato “tuttologo” nutre un aperto risentimento militante contro l’attuale governo del suo Paese, che va in direzione opposta a quella ultraliberista da lui funestamente praticata. Celebre per aver diretto l’area economica con indici di inflazione oscillanti dal 60% all’80%. Un vero premio Oscar che –ahinoi- oggi sciorina la sua saggezza come un oracolo alle miopi e smemorate gazzette italiche. Pendono dalla sue labbra come Romeo da quelle di Giulietta.

Questo crociato del libero mercato, oggi divenuto crociato tout court, un paio di decenni orsono, scriveva profonde e rivelatrici riflessioni. Sotto il titolo di “La questione morale soffoca la democrazia”, si abbandonava con lascivia ad affermazioni molto singolari. “Oggi la guerra alla corruzione mina le istituzioni democratiche, sostiene i leader sbagliati nella corsa al potere, distoglie l’attenzione della società dai problemi più urgenti”. Per un afflitto dall’ideologia della crescita infinita, attraverso il liberismo assoluto e l’azzeramento delle funzioni dello Stato, persino la lotta alla corruzione era d’intralcio per le magnifiche e progressive sorti dell’assolutismo globalista.

Per comprendere meglio l’impressionante spessore analitico di questo esotico commentarista –perdon analista- basta la chiosa finale: “Silvio Berlusconi in Italia, Hugo Chávez in Venezuela, Vladimir Putin in Russia, sono saliti al potere anche sull’onda del pubblico disgusto per la corruzione che li aveva preceduti. Eppure, tutti e tre i Paesi restano corrotti e in attesa del tanto agognato progresso” (doppio sic!). Gli rode, però è bene che gli siano stati preclusi i ministeri. Tutto sommato, fa meno danni come commentarista.

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