lunes, 17 de octubre de 2011

Italia:L'arrosto e il fumo dei fuochi fatui

Chi non è più rappresentato viene concentrato  nel campo della “antipolitica” – Rifinanziare le banche o nazionalizzarle? – Inutilità di confondere banca e succursali
Tito Pulsinelli
Draghi, per la prima volta in luogo publico, tralascia la neolingua “finanziese” e passa disinvolto al gergo maccheronico del politichese. Entrambe lingue morte come l’aramaico. Che cosa spinge questo templare di Goldman Sach's ad avventurarsi su un
 terreno esterno alle sue abituali competenze? Ha parlato da capo dell’autentico governo de facto europeo e come boss del fatiscente governo nazionale.  Con il cinismo comune a coloro che si autodefiniscono come “la politica”. “I mercati” e “la politica”, affratellati, finalmente parlano con una sola bocca. E chi non si sente più rappresentato, o è terrorizzato da poteri ostili  ed illegittimi che agiscono nella penombra, viene ora concentrato  nel campo della “antipolitica”. Nota bene, non anti-partito, ma antipolitica. Tout court! I senza-lavoro, senza casa-propria, senza-reddito, senza-futuro, pensionati dimezzati, non sono più rappresentati da istituzioni succube della macelleria sociale programmata dalla BCE. Perchè? Dopo aver pianificato la loro povertá, ora trama per scaraventare i successori dalla bolgia degli impoveriti a quella dei declassati.

Antipolitica? A Londra, Lisbona, Madrid, Atene, Washington  cambiano i governi al ritmo delle stagioni, secondo il catalogo merceologico disponibile, ma il risultato non cambia. L’opera iniziata dagli uni viene proseguita dagli altri, o viceversa, con un copione unificato: minimizzare il costo del lavoro, azzerare i servizi sociali, stroncare i pensionati. A Lisbona hanno appena abolito tredicesima e quattordicesima, prolungando di mezzora la giornata lavorativa (a parità di salario). Può importare qualcosa il logo del governo portoghese o quello di Madrid che ha perpetrato un golpe costituzionale? Per tutti, è proibito tassare rendite e patrimoni, le multinazionali, i succulenti beni immobiliari della Chiesa cattolica, oppure diminuire i bilanci militari e far rientrare i soldati coinvolti in costose operazioni oltrefrontiera.

Non può esservi sviluppo se viene ghigliottinato il potere acquisitivo dei salariati o se svanisce l’erogazione di prestazioni sociali alla cittadinanza. La lingua biforcuta del drago parla in libertà, in “economichese” e “politichese”. Somministra pure sermoni edificanti alle sue numerose vittime, osando dire che “gli italiani possono salvarsi da soli, non devono aspettarsi nulla da fuori”. Grazie per tanta chiarezza, ma non ce n’era bisogno.

In soldoni, esplicita che si deve imboccare –senza limite di velocità- la superstrada delle privatizzazioni “coraggiose”, della svendita all’ingrosso dei due terzi dell’oro della riserva nazionale, ed accelerare l’abolizione  della legislazione del lavoro e quella sociale. Poi, dulcis in fundo, apprestarsi a finanziare con altro denaro pubblico la banca. Anzichè nazionalizzarle e mandare in galera i manigoldi, imparando qualcosa dalle economie emergenti che –tra altre cose- dispongono di banche centrali non appartenenti a privati. Emergenti perché si sono sottratte alla presa del fondomonetarismo.

Il ricambio delle vetrine e la manutenzione dei locali delle succursali sono un prezzo che i banchieri pagano ben  volentieri. Si fregherebbero volentieri le mani, se tutto si limitasse a questo. Gli sparuti e supermediatizzati drappelli, appiccherebbero quei fuochi fatui se fossero capaci di agire da soli? Senza farsi scudo di un corteo? Gli strumentalizzatori di una comunità agente sono a loro volta inevitabilmente manipolati. Incarnano una concezione parassitaria, interna ad una logica da avanguardia dell'avanspettacolo. Contrastare, frenare, delimitare gli spazi di manovra della dittatura finanziaria, non è certamente una questione politica, nè di mera alternanza di scheggie di partiti omologati.


Nulla, però, nulla ha a che vedere con la miopia di chi confonde banca con succursale. La battaglia contro l’oscurantismo dell'elite finanziaria esige la confluenza di tre generazioni in ampie ed articolate alleanze sociali. Il recupero dell’iniziativa e della visibilità deve sfociare  in una crescente comunità d’azione, che scaturisce e si schiera alla base, agisce dal basso, in modo trasversale, consapevole e solidario.

Nessun usuraio limita la voracità se il debitore si mostra acquiescente, pauroso, dubbioso o comprensivo. Gli estrae anche i denti d'oro. L’usuraio si ferma solo quando la sua vittima può morirgli tra le mani, oppure si ribella in modo organizzato. E' quanto avvenne nel blocco sudamericano. Altrimenti, è una infinita catena in cui si alterna sempre un brevissimo plauso (“segnale corretto, siamo sulla buona strada”) ad una ennesima bastonata (“é inevitabile nuova manovra; i mercati non l’hanno presa bene”). I draghi hanno il sangue e cuore freddo, palpita solo per interessi materiali quantificabili, ma sa riconoscere perfettamente la semiotica dei rapporti di forza tra i blocchi sociali. Dal preciso momento in cui cominciano a modificarsi.


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