jueves, 7 de junio de 2012

Venezuela: Chávez verso la rielezione, con 28% di vantaggio

Chávez 54,8%, candidato oppositore 26%
Il Venezuela si avvia alle elezioni presidenziali del 7 di ottobre con la certezza della riconferma di Chávez. Tutti i sondaggi effettuati da compagnie nazionali e straniere, lo vedono ancora in sella con percentuali che -in altri tempi- si definivano "bulgare". Ne citiamo solo due su tutte. Per l'International Consulting Service, Chávez ha un indice di accettazione del 62,9%, mentre il suo avversario si ferma al 25,6%. L'IVAD segnala che l'attuale presidente venezuelano vincerebbe con un vantaggio del 28,5%, cioè riceverebbe il 54,8% dei voti contro il 26% del candidato dell'opposizione.
L'attendibilità di questi dati è confermata dalla frequenza con cui l'opposizione -e le fondazioni e i media internazionali che la appoggiano- fa uso d'un argomento extra-elettorale e non-politico: il fattore "cancro". Non i voti, quindi, ma la patologia
di cui soffre Chávez sarebbe la chiave di volta per il cambio nel paese sudamericano. L'inconscio tradisce il reale stato d'animo  che serpeggia tra i dirigenti oppositori, ed evidenzia la solidità crescente del blocco sociale che si è formato attorno al progetto-Paese lanciato da Chávez nel 1999. Si tratta di qualcosa che va ben oltre i confini della dimensione politica o gli steccati d'una "alleanza elettorale".


D'altronde, le forze ora minoritarie che si ispirano al neoliberismo, e che hanno sempre sbandierato di voler riprodurre il modello degli Stati Uniti, o di "fare come a Madrid", si trovano in grande difficoltà in questa fase in cui il modello globalista si discioglie. Come spiegare che il "populismo" sarebbe pernicioso quando cresce al ritmo del 5% annuale? Come opporsi -e sperare di essere convicenti- alla recente legge del lavoro quando in Europa i salariati sono falcidiati a mansalva? Come convincere gli elettori che è sbagliata l'universalizzazione delle pensioni all'intero corpo sociale, mentre in Europa vengono ridotte ai minimi termini?


Tutto ciò ha indotto il candidato dell'opposizione a dover nascondere il suo intergralismo liberista e privatizzatore, occultando le sue veraci intenzioni, con il risultato di apparire scialbo, privo di identità o come un succedaneo di Chávez. E tra la copia e l'originale, la maggioranza preferisce l'originale. Questo l'ha messo all'angolo, ridotto a puntare tutto sul "fattore cancro", che si trasforma in un autogol strepitoso. E' percepita come un'intenzione indegna che ferisce la sensibilità umana dei più. Oltretutto è un calcolo effimero e di  dubbiosa lucidità. 


Minimizza i cambiamenti profondi avvenuti nella società venezuelana e la nuova gerarchia dei valori identitari condivisi, diventati prioritari per una maggioranza che ormai conforma un blocco sociale abbastanza coeso. Pensare che tutto si sciolga ed evapori come neve al sole all'indomani dell'eventuale scomparsa di un leader, è un'altro di quegli azzardi immediatisti in cui cade spesso l'opposizione. Maggioranza "bulgara"? Si tratta di percezione collettiva dell'incontrovertibile defallance del globalismo anni '90 sulle due sponde atlantiche, nelle latitudini degli iper-industrializzati e superindebitati.

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