PETIZIONE al Parlamento italiano: firma QUI
”Il
Ministro Saccomanni, dal G-20 di Mosca e ieri il Presidente del
Consiglio Enrico Letta, hanno ufficializzato che il Governo procederà
alla messa sul mercato delle residue quote pubbliche delle grandi
imprese ENI, ENEL, FINMECCANICA; ma le intenzioni di privatizzazione riguardano anche POSTE, FERROVIE, FINCANTIERI, le reti del gas e della luce di Snam e Terna (la prima già ceduta alla Cassa, la seconda oggi quotata e in
parte sul mercato), i binari di Rfi, i fili e i tubi della Telecom.
Questa svendita di ciò che resta del patrimonio pubblico italiano serve
secondo il governo ad abbassare radicalmente lo stock del debito, come
già fatto a partire dagli anni ’90, ma senza alcun apprezzabile
risultato. In realtà si tratta di una regalia ai cosiddetti mercati,
affinché si astengano da ulteriori speculazioni. E’ verosimile, anzi
certo, che questo patrimonio sarà acquistato dagli stessi soggetti
finanziari e imprenditoriali che controllano il debito pubblico italiano
e che su di esso hanno speculato acquisendo enormi fortune.
Attraverso gli interessi sul debito pagati dai cittadini essi otterranno
anche i beni fisici con cui controllare definitivamente l’economia del
paese. Ci opponiamo drasticamente a questa scelta perchè:
1)- Queste grandi aziende costituiscono il tessuto connettivo dell’economia del paese e sono tutte strategiche per la loro funzione attuale e per quella che potranno svolgere in futuro nella ristrutturazione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano.
2)- Queste aziende sono state costruite con il lavoro e le tasse di 4 o 5 generazioni di italiani lungo il corso di oltre un secolo;
i proprietari delle quote residue in mano allo Stato sono dunque i
cittadini italiani che non possono essere espropriati della possibilità
di decidere sul loro assetto attuale e futuro.
3)- La pressione per vendere queste imprese viene dalle grandi
centrali economiche e finanziarie private italiane e straniere che mira,
attraverso il “terrore del debito”, a ridurre l’Italia ad un territorio coloniale privo di reale autonomia e sovranità.
Ciò è inaccettabile. Il debito va invece ricontrattato e va
interrotta la spirale di appropriazione privata dei beni pubblici in
ogni ambito. Non si deve cedere alle azioni criminali dell’usura
nazionale ed internazionale e degli ambienti politici che la sostengono o
che ne sono succubi. Il referendum sull’acqua pubblica ha
dimostrato che la stragrande maggioranza degli italiani è contro la
privatizzazione dei beni comuni. Anche queste imprese lo sono. Sono i cittadini a dover decidere.”
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