jueves, 19 de septiembre de 2013

5 bugie nel rapporto dell’ONU sulle armi chimiche in Siria


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Bugia n°1. Le armi chimiche, consegnate assieme alle munizioni, non sono state utilizzate dai ribelli: questa affermazione fa anche riferimento al “Syria watcher” Eliot Higgins, noto come “Brown Moses“, osservatore, seduto in una poltrona nel Regno Unito, della crisi siriana, che documenta le armi utilizzate nel conflitto sul suo blog. Mentre Higgins spiega che questi razzi, che hanno un
   
5 Lies Invented to Spin UN Report on Syrian Chemical Weapons Attack    (qui)
calibro particolarmente grande (140 millimetri e 330 millimetri), non sono stati visti (da lui) nelle mani dei terroristi che operano all’interno e lungo i confini della Siria, vecchi suoi post mostrano razzi simili, ma più piccoli, certamente in costruzione e in azione nelle mani dei militanti. Il Washington Post sostiene che in qualche modo questi razzi più grandi richiedano una “tecnologia” cui i militanti non hanno accesso. Questo è decisamente falso. 
Un razzo viene lanciato da un semplice tubo, ed ai terroristi basterebbe la semplice tecnologia aggiuntiva per i razzi più grandi, quale un camion per montare il tutto. Per un fronte armato che schiera carri armati rubati, trovare un camion su cui montare tubi di metallo di grandi dimensioni sembrerebbe un compito piuttosto elementare, soprattutto se per effettuare un attacco simulato tale da giustificare l’intervento straniero e salvarne la vacillante offensiva.


Bugia n°2. Il sarin è stato lanciato da una zona controllata dal regime. Il Washington Post sostiene che: “La relazione conclude che i proiettili provenivano da nord-ovest del quartiere mirato. Quella zona era ed è controllata da forze del regime siriano ed è terribilmente vicina a una base militare siriana. Se i proiettili fossero stati sparati dai ribelli, probabilmente sarebbero giunti da sud-est, in mano ai ribelli”. 
Ciò che il Washington Post non cita sono i “limiti” che la stessa squadra dell’ONU ha indicato sulla credibilità delle proprie scoperte, a pagina 18 del rapporto (22 del .pdf), le Nazioni Unite dichiarano: “Il tempo necessario per condurre un’indagine dettagliata su entrambe le posizioni, nonché prelevare campioni, era molto limitato. I siti sono stati visitati da altri individui, sia prima che durante l’inchiesta. Frammenti e altre possibili prove sono stati chiaramente manipolati e spostati prima dell’arrivo della squadra investigativa”. 
Va inoltre notato che i militanti ancora controllano la zona dopo il presunto attacco e fino all’inchiesta del personale dell’ONU. La manomissione o l’inserimento di prove sarebbero stati effettuati da amici dell’”opposizione”, e sicuramente il governo siriano non punterebbe dei razzi in direzioni che potrebbero implicarlo.


Bugia n°3. L’analisi chimica suggerisce che il sarin probabilmente era parte di un rifornimento controllato, il Washington Post afferma: “Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno analizzato 30 campioni, trovando che contenevano non solo sarin, ma anche “prodotti chimici rilevanti, come stabilizzatori.” Questo suggerisce che le armi chimiche sono state prese da un deposito controllato, dove avrebbero potuto essere trasformate per l’impiego da parte di truppe addestrate al loro uso. Solo, per effettuare un attacco sarebbe anche necessario utilizzare agenti chimici stabilizzati e personale addestrato al loro uso”. Dai depositi saccheggiati in Libia, alle armi chimiche segretamente trasferite da Stati Uniti, Regno Unito o Israele, attraverso l’Arabia Saudita o il Qatar, non vi è scarsità di fonti possibili. 

Per quanto riguarda i “ribelli” privi del necessario addestramento nell’usare armi chimiche, la politica degli Stati Uniti ha fatto in modo che non solo ricevessero l’addestramento necessario, ma aziende della difesa occidentali, specializzate nella guerra chimica, avrebbero affiancato i militanti in Siria. La CNN ha riferito, nel suo articolo del 2012 “Fonti: gli USA addestrano i ribelli siriani nella sicurezza delle armi chimiche“, che: “Gli Stati Uniti e alcuni alleati europei usano aziende della difesa private per addestrare i ribelli siriani su come proteggere le scorte di armi chimiche in Siria, hanno detto alla CNN un alto funzionario degli Stati Uniti e diversi diplomatici di alto livello. L’addestramento, che si svolge in Giordania e in Turchia, comprende come monitorare e proteggere le scorte, e gestire siti e materiali bellici, secondo le fonti. Alcuni contractor sono in Siria per collaborare con i ribelli nel monitorare alcuni dei siti, secondo uno dei funzionari”.


Bugia n°4. Caratteri cirillici sui proiettili, il Washington Post afferma: “Lettere russe sui proiettili di artiglieria suggeriscono fortemente che siano di fabbricazione russa. La Russia è un importante fornitore di armi del governo siriano, naturalmente, ma non al punto di rifornire direttamente o indirettamente di armi i ribelli”. La logica del Washington Post non vale una cicca. I terroristi che operano in Siria possiedono fucili e perfino carri armati di origine russa, rubati o acquisiti attraverso una vasta rete di trafficanti di armi costruita dalla NATO e dai suoi alleati regionali, per perpetuare il conflitto. 
Inoltre, inscenando gli attacchi, i terroristi e i loro sostenitori occidentali, in particolare gli attacchi la cui ricaduta dovrebbe suscitare un profondo cambiamento geopolitico a favore dell’occidente, avrebbero speso del tempo per far sembrare che l’attacco fosse opera del governo della Siria. L’uso di armi chimiche da parte di militanti contro una posizione di altri militanti, costituirebbe un attacco sotto “falsa bandiera” e ovviamente ciò richiederebbe una sorta di segno o prova incriminante sulle armi usate nel bombardamento.


Bugia n°5. Le osservazioni del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla relazione, il Washington Post ammette l’esiguità di questo ultimo punto, affermando: “Questo è forse il caso più circostanziale di tutti, ma è difficile ignorare il chiaro sottinteso della conferenza del Segretario Generale Ban Ki-moon nel discutere il rapporto...” Il Washington Post, e gli interessi che guidano il suo comitato di redazione, non riuscivano nemmeno a produrre cinque argomentazioni ragionevolmente convincenti sul perché il rapporto delle Nazioni Unite implichi, in qualche modo, il governo siriano, così mettendo in dubbio le affermazioni relative alla “ricchezza di dettagli tecnici” che accuserebbe il Presidente Bashar al-Assad.

 Il rapporto delle Nazioni Unite conferma che sono state utilizzate armi chimiche, un punto che non è contestato dalle parti in conflitto, né prima nè dopo che l’inchiesta delle Nazioni Unite avesse inizio. Ciò che l’occidente cerca di fare ora è sfruttare la propria narrativa della relazione e, ancora una volta, creare una giustificazione infondata per continuare la guerra contro la Siria, sia come elemento di una politica estera ufficiale che coperta.
 Tony Cartalucci Land Destroyer, 
 www.aurorasito.wordpress.com   
 

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