martes, 26 de agosto de 2014

Unione Europea: Campione di autogol

UE sembra rimasta  al 1990 - Aiuta gli USA a combattere un'altra guerra sul territorio europeo - Autolesionismo strategico a tutto campo

Tito Pulsinelli Il polo europeo, sotto la battuta ultraliberista del direttorio di Bruxelles, ha una straordinaria capacità di fare autogol in serie, per ingigantire il risultato a favore degli Stati Uniti. Attualmente "l'entità europea" (UE) ha meno sovranità e autonomia di quella che nel 1945 seppero conservare i De Gaulle, Adenauer e i De Gasperi,
all'indomani di una guerra perduta. Dopo Yalta e nonostante la NATO, i popoli e le nazioni dell'Europa occidentale erano più indipendenti, conservarono preziosi margini di iniziativa geopolitica nel Mediterraneo e capacità di strutturare economie positive per le maggioranze.

Alla fine degli anni 80, le elites cooptate e legate dal cordone ombelicale del globalismo all'asse Washington-Tel Aviv, ebbero l'insensatezza di partecipare all'aggressione contro la neutrale Yugoslavia. Non solo non avevano dissolto la NATO dopo che Mosca rinunciò all'alleanza militare del Patto di Varsavia, ma derisero il ritiro unilaterale di tutte le truppe sovietiche schierate nella Germania orientale. Si sentirono padroni del mondo. La poco lungimirante "dirigenza" di Bruxelles ebbe l'audacia di approntare e applaudire il bombardamento di una capitale d'Europa. Le bombe su Belgrado legittimarono il furore bellico degli USA anche sul suolo europeo. Eseguirono l'annessione alla UE di tutte le restanti economie del continente, passate in un battibaleno dai regimi di monopoli statali ai fasti della libera impresa improvvisata, in realtà ai monopoli delle multinazionali private.

Gli USA riuscirono a castrare un polo concorrente e stranamente consenziente, infatuato dal varo di una nuova moneta sui generis. Senza unità politica e difesa militare sovrana, il processo decisionale di Bruxelles venne ulteriormente paralizzato con spericolate "adesioni" seriali che la gonfiarono da 6 a 28 membri . Persino Bush -il famigerato- aveva potere deliberante in questa materia. Oggi, le fobie antirusse di una Lituania e i tic di altri micro-Stati ipervassalli tengono in scacco l'UE. Il resto è conseguenza dell'inesistente coscienza storica, sostituita dall'economia ridotta a fede cieca negli algoritmi della grande finanza, che ha quasi sconfinato nell'occultismo cabalistico.

La paralisi geopolitica e la mancanza di identità approda al coinvolgimento attivo nel progetto gringo per ristrutturare l'area Mediterranea e Mediorientale. L'azzeramento della Libia, Tunisia ed Egitto, la fisima mediatica delle "primavere arabe", hanno condotto alla perdita di mercati e fonti di approvvigionamento energetico sicuro. In Libia hanno appena chiuso tutte le ambasciate occidentaliste, sotto minaccia di quelle stesse milizie armate anzitempo foraggiate. Ora comprano petrolio a questi signori.

La scomparsa dell'Europa dal Mediterrameo diventa definitiva con l'aggressione alla Siria, dopo l'intromissione con armi, denari, mercenari, media e diplomazia al servizio di quelli che definimmo "crimininalità politica di avariata origine o devianza delinquenziale pseudoreligiosa". Ciò dopo l'impossibilità per gli aerei della NATO di perforare senza danni la difesa missilistica fornita dai russi alla Siria.

L'autogol strategico della UE è avvenuto con l'Ucraina, dove ha assunto il ruolo manifesto di utile idiota dell'impero. L'iniziale inganno ai danni del popolo ucraino si è spinto fino alla legittimazione di un golpe e delle milizie naziste divenute Stato. Nessun progresso è possibile integrandosi ora a un blocco che patisce la crisi più grave dell'ultimo mezzo secolo. In nessun caso, se il prezzo da pagare è la guerra civile in atto, di cui Bruxelles è complice operativa. Che vantaggi otterrà dall'inclusione di un Paese in via di frammentazione geografica e sociale e in imminente bancarotta? 

Dopo la nomina del figlio del vicepresidente Biden alla guida della compagnia statale del gas, la vitale chiave del rifornimento energetico proveniente dalla Russia è in mani non-europee. E la bufera di privatizzazioni e i contratti di estrazione di idrocarburi nel Donbass sono riservati tutti alle multinazionali USA.

                                Diplomazia d'urto: Kerry sulle barricate di Kiev
 La sovversione esportata in Ucraina ha come meta principale insidiare la Russia e -in subordine- dissanguare l'Europa. Due piccioni con una sola fava. Gli USA preparano una ennesima  guerra lontana dal territorio nordamericano, imponendo un boicottaggio dove le perdite maggiori e immediate sono per gli "alleati". Putin ha sanzionato i sanzionatori, e le conseguenze negative non tarderanno ad essere percepite con nitidezza nell'entrante autunno. Soprattutto in Polonia, triade Baltica e Finlandia, e tutti i Paesi europei dell'est scopriranno l'esiguità simbolica dei 125 milioni di euro stanziati per soccorrere gli agricoltori.

Poche ore dopo la conclusione del vertice del BRICS di Fortaleza in Brasile, la drastica risposta occidentalista è stato l'abbattimento di un aereo civile che sorvolava l'Ucraina. Si schiantò l'aereo sbagliato, non quello di Putin sulla rotta del ritorno casa, ma uno della Malesia. Questo Paese ha escluso ogni responsabilità del Cremlino, però l'unificata macchina mediatica USA e UE lo censura (1). 

 In Brasile il campo multipolare aveva ufficializzato la conformazione di un soggetto globale alternativo, credibile, che sedimenta una convergenza su questioni che rimettono concretamente in discussione Bretton Woods. Non c'è dubbio che gli alimenti arriveranno in Russia dall'arsenale produttivo agro-alimentare dall'America latina. A nulla servirà il grottesco pressing dell'UE sull'Argentina affinchè non li rimpiazzi sul ricco mercato russo.
Oltre questo, sembra evidente che l'insistenza con i prevedibili diktat  di Washington non può ribaltare la situazione. Può solo determinare il ritmo della de-dollarizzazione e della complementazione delle risorse -e dei mezzi tecnici e finanziari per scambiarle e difenderle- all'interno della galassia BRICS.

La guerra economica scatenata a "bischero sciolto" dagli occidentalisti segna la fine ufficiale della globalizzazione e dell'ideologia millenarista del liberismo. Mette in risalto che la dirigenza europea non agisce per gli interessi dell'Europa, ed espone tutti alla penuria e all'avventurismo bellico. L'Europa in mano al direttorio non riesce a "vedere" e sintonizzarsi con il secolo XXI e le nuove forze globali emerse. Troppa docilità verso le accresciute e arroganti pretese di un "alleato" che vuole spremerla per regolare i conti con Russia e  Cina. 

Il sogno improbabile di ristabilire l'egemonismo assoluto USA è l'incubo in cui il gruppo di Bruxelles vuole precipitare il continente. E' raccapricciante che l'eccellenza burocratica dei Barroso, Van Rompuy, Schutz ecc. si avventuri ai primi passi spericolati di una guerra economica. Si tratta del medesimo cammino -senza ritorno- tragicamente percorso da Napoleone e Hitler. Tragico per tutte le genti d'Europa: meglio cambiar rotta o  i piloti.

(1)
Olanda, Belgio, Australia e Ucraina  hanno sottoscritto un "Accordo di Non Divulgazione" che proibisce rivelare i risultati dell'inchiesta sul volo MH17, riservandosi un diritto di veto QUI



1 comentario:

Alias dijo...

Ottimo articolo, come sempre.

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