Le gesta che maggiormente hanno ispirato i rivoluzionari italiani e latinoamericani sono di Simón Bolívar e Giuseppe Garibaldi. Ambedue intraprendono lotte d’emancipazione politica per spezzare i legami che sottomettono i loro paesi a sovranità straniere. Entrambi si sollevano per unificare popoli liberati. Entrambi promuovono idee repubblicane, democratiche e di secolarizzazione dello stato. Tentano di realizzare riforme sociali ed economiche.
Entrambi subiscono un triste destino: culminata la fase militare, forze oscure fanno fallire il loro progetto politico e sociale. Voltaire disse che i
profeti armati sconfiggono sempre quelli disarmati. Due profeti invincibili sembrano annichiliti da forze senza volto né armi. Invochiamo il profeta disarmato Antonio Gramsci per identificarle.
Approfondiamo innanzi
tutto le relazioni tra lotte d’emancipazione e rivoluzioni. La mentalità
neocoloniale squalifica il patriottismo e taccia di delitto
l’aspirazione dei popoli dipendenti a non essere governati da stranieri,
mentre al contempo, con poteri imperiali, si affanna a custodire
intatte, indissolubili ed inviolabili, le fedeltà politiche, giuridiche
ed ideologiche. Questo dopo la globalizzazione del capitale e la
transnazionalizzazione della cittadinanza.
Però
una cosa è certa: le guerre d’emancipazione politica e di liberazione
nazionale sono episodi della lotta tra classi. In essa, una classe
dominante chiama in suo aiuto le classi dominate per sconfiggere
un’altra classe dominante, come accadde con i bianchi creoli in America.
Oppure una classe dominata annienta quasi del tutto la dominante, come
fecero gli schiavi verso i loro padroni ad Haiti, i contadini asiatici
con giapponesi e colonialisti europei nella Rivoluzione cinese, e i
contadini antillani in quella cubana. L’emancipazione si trasforma in
rivoluzione quando si strappa alla classe dominante il dominio sugli
sfruttati, il suo esercito ed il suo apparato ideologico.
Così, Bolivar raggiunge
l'apice della campagna d’emancipazione politica, iniziata
dall'oligarchia locale dei bianchi creoli contro i peninsulari, ma
questa si decide solo quando gli indipendentisti ottengono l’aiuto di
indigeni, schiavi, mulatti e bianchi della costa. Per creare un nuovo
esercito, Bolivar offre la libertà agli schiavi che si arruolano,
distribuisce la terra ai miliziani, libera dalla servitù gli indigeni.
Vale a dire, tutto il processo di emancipazione politica marcia allo
stesso passo del suo progetto di emancipazione sociale.
L’indipendenza
non solo scioglie i legami con la monarchia spagnola, ma la esclude da
ogni posterità in America imponendo istituzioni repubblicane che
costituiscono una rivoluzione politica equivalente a quella francese. Il
progetto di emancipazione non può unire tuttavia grandi blocchi
geopolitici per controbilanciare l'influenza statunitense ed europea. Il
Congresso di Panama fallì nel tentativo di consolidare una federazione
americana con eserciti a direzione comune.
Altrettanto grande e
tragica è l’impresa di Giuseppe Garibaldi. Ha per scenario due mondi,
nei quali riunisce eserciti non convenzionali per ottenere brillanti
trionfi militari. Come Bolivar, assume l'emancipazione politica come
base per un progetto di integrazione, in questo caso quello dell'unità
italiana. Ingaggia una guerra di emancipazione per l'Uruguay e tre per
l'Italia. Si batte anche per un ammodernamento delle strutture:
uguaglianza giuridica garantita da governi laici, repubblicani e
democratici, e da riforme economiche e sociali. Dopo lo sbarco del Mille
a Marsala, promette una riforma dei latifondi, l'eliminazione di
tributi e decime sulla terra. Queste promesse attraggono nelle sue fila
legioni di contadini che invadono anche i feudi dei baroni latifondisti e
le terre comunali.
Questi piani rimangono
frustrati dinanzi al timore di una spedizione di Napoleone III e di una
guerra contadina che avrebbero potuto infiacchire lo sviluppo
industriale del nord. Garibaldi si vede costretto ad accettare la
monarchia di Vittorio Emanuele e le concessioni di Cavour, per non
ostacolare l’agognata unità italiana. Davanti alla frustrazione dei suoi
progetti repubblicani, Garibaldi rinuncia al Parlamento italiano nel
1870, e muore in una specie di esilio interno nell'isola di Caprera nel
1882.
Gramsci indica come la
riluttanza del Partito d'Azione ad appoggiare la riforma agraria e a
convocare una costituente, ritardò l'emancipazione e l'unità italiane.
Come accadde per l'emancipazione venezuelana, quasi non cambiarono le
forze produttive, né i rapporti di produzione. In entrambi i casi furono
appena percettibili cambiamenti degli apparati ideologici di religione,
educazione e mezzi di comunicazione. In ambedue perdurò quasi
inalterato lo stesso blocco egemonico. In entrambi, gli impegni non
portati a termine suscitarono sanguinosi conflitti.
Oggi la rivoluzione
nei paesi egemonici sembra ristagnante. In quelli dipendenti, coincidono
lotte di emancipazione politica, mobilitazioni sociali, prese di
controllo delle forze produttive e rinnovamenti della lealtà degli
eserciti. Come non c'è emancipazione senza programma sociale ed
economico, il programma economico e sociale può trasformare
l'emancipazione in rivoluzione. Bolivar, Garibaldi e Gramsci hanno
ancora molto da realizzare nel mondo. Armi liberatrici e grandi idee
capaci di conquistare le strutture produttive e le sovrastrutture
ideologiche sono le nostre prime necessità.
Fonte www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=19759
1 comentario:
Thanks for post.maket pasta | pasta altlığı | beze kulesi | strafor kesim | maket pasta strafor fiyatları | pasta maketleri | strafor | strafor harf | söve | söve fiyatları
Publicar un comentario