problemi interni del Venezuela. "La questione venezuelana riguarda prima di tutto il suo popolo, e in secondo luogo la nostra regione. E' benvenuto l'appoggio politico di attori e mediatori d'altre parti del mondo, però nel nostro continente non sarà ammessa nessuna modalità di intervento extra-regionale".
Sono parole chiare che ribadiscono con forza il ruolo geopolitico del Brasile e la meta strategica del continente come "zona di pace", politica che è propria anche dell'UNASUR. Brasilia, che si era mantenuto finora defilato -sia per le turbolenze interne generate dall "golpe parlamentare" contro la Dilma Roussef, sia per l'estremismo globalista de Temer- ora prende posizione. E stabilisce le distanze contro il tentativo smaccato di aprire un fronte di guerra nella parte settentrionale dell'Amazzonia.
Il ministro Raul Jungmann, è preoccupato dalla crisi interna del Venezuela, però la soluzione è possibile solo su una base "democratica, di dialogo e riconciliazione nazionale". Ha riconosciuto che vi sono differenze tra i Paesi sudamericani pero esiste il consenso prevalente per arrivare a una "soluzione pacifica, senza interferenze nè intromissioni" da parte di altri Paesi.
E' una allusione diretta al discorso belligerante di Donald Trump, e alla misione esplorativa del suo vice Pence a Buenos Aires, Brasilia e Lima, dove collezionò tre dinieghi all'intento di coinvolgerli in surrogati di avventure militare contro il Venezuela. L'America latina non è il Medioriente, e mantenere fuori dall'Amazzonia ogni forza straniere è un punto vitale e vigente per il Brasile..
Alla vigilia delle robuste esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti +altri, nell'area ultrasensibile della Triple Frontera (Argentina, Brasile e Paraguay), dietro le parole univoche del ministro Raul Jungmann, si ravvisa la posizione delle forze armate brasiliane: "..non vogliamo nessun tipo di intervento di potenze esterne al nostro continente nella questione venezuelana".
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