miércoles, 16 de julio de 2008

Argentina: Scontro tra due progetti-Paese


La legge che impone una tassa alle esportazioni agricole è arrivata al senato argentino, e ieri in due Piazze emblematiche di Buenos Aires, si è radaunata una gran massa di gente. Due Piazze, due progetti-Paese, due grandi settori che si contendono l’egemonia sulla società. Questa questione non è stata risolta con le elezioni di sei mesi fa, quando la Presidente Cristina Fernandez raccolse ragguardevoli consensi.

Il problema, ormai, non è più nemmeno la legge che tassa il reddito dei poderosi agro-eportatori. L’anno scorso ammontò a 20 miliardi di dollari, e il governo ne vuole 8 da destinare alla spesa sociale. Una leva per agevolare una redistribuzione che è indispensabile, soprattutto quando vanno alle stelle i prezzi di tutto. E sarebbe tragico che sulle tavole degli argentini diminuissero quegli alimenti che la loro terra destina al mondo.

Nelle due Piazze si sono riuniti i due schieramenti che si vanno delinenando in tutta l’area sudamericana: i partigiani dell’intervento dello Stato nell’economia e quelli del neoliberismo assoluto, cioè del mercato e dell’economia al di sopra di tutto.

Nella Piazza degli anti-governativi, hanno parlato i leader “confindustriali”, han gridato che –ormai- il problema non è far rititare una legge scomoda, ma battere il governo e seppellire il suo progetto politico. Non bastano i voti a conferire la legittimità, è il potere economico: sovranità popolare in collisione con lo strapotere delle elites.

Queste hanno l’appoggio dei redivivi seguaci di Carlos Menem, alto clero, la dittatura dell’informazione e persino di alcune organizzazioni di sinistra. E’ difficile comprendere le critiche al governo, o la richiesta di maggiore radicalismo, quando si unisce la propria voce a questo tipo di coro.

E’ iniziato un lungo braccio di ferro, del tutto simile a quello avvenuto in Venezuela nel 2002-2003, quando la tecnocrazia dell’impresa petrolifera si ammutinò, accompagnata dalla serrata padronale e dal terrorismo mediatico…Fu un flop, i venezuelani non cedettero, anche se costretti ad andare a piedi e con poco cibo a tavola.

In Argentina è più ardua la lotta, ma è il prezzo per governare realmente, non per occupare ministeri a tempo limitato e scaldare le poltrone. Far finta di avere il potere –senza poter esercitarlo- è una tragedia.

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