jueves, 17 de julio de 2008

Ecuador: Lettera di Correa a Ingrid Betancourt

PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
Quito, 10 luglio 2008
SignoraINGRID BETANCOURT

Stimata Ingrid:
Siamo venuti a conoscenza delle sue dichiarazioni alla BBC da Londra del giorno 9 Luglio, nelle quali esprime il suo appoggio all'attacco perpetrato dalle forze armate colombiane il passato 1 marzo al mio paese, l'Ecuador.

Ci sorprendono e ci rattristano profondamente queste dichiarazioni che offrono appoggio e giustificazione ad un atto illegittimo ed illegale che fu riconosciuto come tale e rigettato da tutti i governi d'America, persino dallo stesso governo della Colombia, il quale chiese pubblicamente perdono per aver attentato ai fondamentali principi del diritto internazionale e del diritto interamericano.

Ci duole che proprio lei si sia fatta eco delle affermazioni e delle versioni del governo della Colombia rispetto alla presunta mancanza di collaborazione del mio governo, che è stata, al contrario, permanente e costante, e arrivi addirittura a insinuare che l'Ecuador sia il santuario delle FARC, che abbiamo invece censurato per i loro metodi, che abbiamo sempre invitato alla liberazione senza condizioni e immediata di tutti i prigionieri, e contro la cui presenza lottiamo ogni giorno alla frontiera nord del nostro paese con alti costi umani, materiali e finanziari.

Abbiamo sofferto con lei per la sua lunga prigionia, e ci rallegrammo con lei il giorno della sua liberazione, ma devo dirle apertamente che siamo costernati che lei non abbia apprezzato nella sua giusta proporzione gli sforzi dell'Ecuador per la sua liberazione, e appoggi il bombardamento della nostra patria e la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale.

Non comprendiamo quale sia la colpa degli ecuadoriani nella guerra fratricida che dilania da vari decenni la Colombia, perché lei arrivi a giustificare il bombardamento della nostra patria. Se si tratta delle infiltrazioni - a dispetto dei nostri sforzi - della guerriglia in territorio ecuadoriano, dobbiamo allora allora intendere che siamo colpevoli della mancanza di protezione in cui la Colombia mantiene la sua frontiera sud, e di essere vicini ad un paese in permanente guerra civile.

L'Ecuador ha compiuto e continuerà a compiere tutti gli sforzi, nella cornice del diritto interno, del diritto interamericano, e del diritto internazionale, per contenere l'impatto assai negativo sul nostro territorio del conflitto colombiano, del quale siamo vittime e non originatori.

Continueremo ad accogliere a braccia aperte i colombiani, che a centinaia di migliaia arrivano in Ecuador in cerca della pace e della sicurezza civica che non hanno trovato nella propria patria.
Non abbiamo mai cercato riconoscimento per il nostro impegno umanitario e di solidarietà verso il popolo colombiano, ma avremmo gradito un po' di gratitudine per i nostri sforzi.

Cordialmente
DIO, PATRIA E LIBERTA'
Rafael Correa
Presidente costituzionale dell'Ecuador

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