lunes, 21 de julio de 2008

Guatemala: Ancora sull'incendio dell'ambasciata spagnola

Miguel Angel Sandoval

La storia dell’incendio dell’Ambasciata di Spagna in Guatemala è tema di discussione nell’ambiente politico guatemalteco,come se fosse ieri. Trentanove morti, un edificio distrutto e bruciato, un sopravvissuto che poi viene sequestrato, prelevato violentemente dal suo letto d’ospedale e il suo cadavere viene gettato presso l’Università Nazionale, relazioni diplomatiche rotte.

Tutto accadde nel 1980, a tutt’oggi non sono stati identificati i responsabili, non è stata fatta giustizia e l’impunità continua a regnare in tutti gli a regnare attorno a questo orribile fatto storico della vita guatemalteca, e anche della Spagna.


È stato anche scritto un libro da Máximo Cajal, allora ambasciatore di Spagna in Guatemala, miracolosamente sopravvissuto ai fatti. In quel testo, ha affermato tutto ciò che gli era possibile asserire come ambasciatore in servizio, ma sappiamo che negli archivi ci sono aspetti ancora riservati.

Da allora ad oggi, almeno in Guatemala, c’è stata un’infinità di articoli, opinioni, qualche documentario, materiale d’archivio, foto, testimonianze di gente che ha visto qualcosa, ma non appare da nessuna parte un dato che confermi chi sono gli autori intellettuali e i propositi di questo crimine di lesa umanità.


Attualmente c’è un altro testo di uno storico guatemalteco, Jorge Luján, che rivisita il dramma dell’ambasciata in modo imparziale, con una visione della storia come qualcosa di asettico, che potrebbe anche essere legittimo, non quando si tratta della storia lontana dalle tensioni che vengono documentate

-cosa ben diversa dalla storia recente- anche quella a cui abbiamo partecipato.

Riferisi a quanto avvenuto ieri e di cui si è contemporanei, almeno come testimoni di coscienza, non può avvenire in modo imparziale.


Lo stato guatemalteco evita il tema, al punto che la pratica sulla strage dell’ambasciata, come è nota, è stato sepolta per più di 20 anni in un archivio della corte di giustizia ed è tutt’ora completamente impune.Tutto è tornato a galla quando Rigoberta Menchú ha iniziato un processo presso la giustizia spagnola, e da lì in poi fa parte della storia rimasta conosciuta.


In Guatemala il caso dorme il sogno dell’impunità, e dalla Spagna si affronta il tema con la preoccupazione di chi calcola i vantaggi politici che può ricavarne. E qui credo che il governo spagnolo abbia delle responsabilità in merito, perché dovrebbe avere un atteggiamento più partecipativo verso la giustizia.

Sappiamo che il giudice Santiago Pedraz delle corti spagnole ha una indagine in corso, ma non dispone dell’informazione ufficiale del governo spagnolo, il quale sicuramente la trattiene nei propri archivi.


Il tema non viene menzionato quando si giunge ad accordi con Unión FENOSA o Iberdrola, con Telefónica o Hispanoil, o con altre imprese, ed è per questo che esiste il sospetto che al governo spagnolo importino i diritti umani soltanto per dichiarazioni occasionali, ma gli affari sono la cosa che realmente lo preoccupano.

La storia dei rapporti tra i due paesi dal 1980 ad oggi lo dimostra. Salvo un momento di rottura delle relazioni diplomatiche, risolto con un testo sibillino, e direi un po’ vigliacco.

Attualmente siamo di fronte ad una nuova occasione di fare luce su questo grave incidente. E il minimo che si può chiedere al governo spagnolo, finora socialista alla spagnola, ovviamente, è che declassifichi l’informazione in suo possesso su questo caso.



La giustizia non può attendere oltre. È l’esperienza propria della Spagna, dove è stato avviato un processo per riesumare la verità occulta dalla guerra civile.

Per il caso guatemalteco non c’è dubbio che faremo tutto ciò che è necessario affinché la verità venga a galla. Tuttavia, credo che manchi una certa cooperazione da parte del governo spagnolo, che non dovrebbe continuare ad essere una specie di complice dell’impunità in Guatemala.

Se esiste veramente un impegno verso la giustizia universale, esso deve essere concreto. Non avrebbe molto senso adottare i principi della giustizia universale per poi tenerli come un paravento dell’impunità.


Traduzione Clara Ferri

1 comentario:

Anónimo dijo...

shamma jain la vice ambasciatrice dell'India a Roma

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