viernes, 13 de febrero de 2009
Venezuela: Candidature ripetibili o rielezione indefinita?
foto Pedro Laya
Tra due giorni ci sara' l'ennesima chiamata alle urne dei cittadini venezuelani. E' ormai un rito annuale della "democrazia partecipativa". Questa volta ci si deve pronunciare sulla possibilità di candidarsi senza limiti alle cariche elettive pubbliche: sindaco, governatore, deputato, presidente.
Gli oppositori -interni ed eterni- caratterizzano come rielezione indefinita del solo Presidente della repubblica, quel che è la possibilità di candidarsi ripetutamente.
Rielezione o candidatura? Il dibattito prende la forma di uno scontro ideologico precostituito, tra due schieramenti che hanno due progetti-Paese opposti e antitetici. Da un lato i sostenitori del ritorno al passato, ad un modello di economia dipendente e pianificato dall'esterno, dove tutte le importazioni ed esportazioni erano focalizzate sugli Stati Uniti. Con politiche plasmate sul modello globalizzato delle privatizzazioni ad oltranza, oggi in crisi.
Dall'altro, c'è il settore bolivariano che sancisce l'appartenenza alla nazione delle risorse nazionali primarie, definite strategiche, e trasformate in fonte per alimentare uno Stato sociale vigoroso, nemico dei monopoli e della ingerenza finanziaria esterna.
Il campo di coloro che parlano impropriamente di rielezione indefinita, ha scarse possibilità di tornare ad agganciare il vagone del Venezuela alla locomotiva degli Stati Uniti, non si avvedono dello stato comatoso della sua economia e del ventilato neo-protezionismo presente risorgente. L'offerta di agevolazioni fiscali alle industrie che rimpatriano gli impianti e il ritorno dello Stato nell'economia come salvatore delle banche, stanno a significare che siamo nella de-globalizzazione. E pertanto non è possibile nessun ritorno automatico al passato.
L'area sociale della candidatura ripetibile è consapevole che hanno anticipato di 10 anni la crisi del modello neoliberista, imbocando un perscorso fatto di passi importanti lungo una direttrice di marcia che -alla fine- è quella cui a tentoni si stanno orientando oggi le economie del mondo industrializzato. E' suicida che lo Stato finanzi solo la banca, qui hanno sostenuto il lavoro/lavoratori e le imprese produttive.
Inoltre, il futuro cozza con la restaurazione, ed è orientato verso l'integrazione nel blocco economico sudamericano che -per la prima volta in mezzo secolo- ha risorse finanziarie proprie, e non dipende dalla banca internazionale per affrontare la crisi.
Al di là di tutto, la maggioranza degli elettori si pronunceranno valutando una gestione complessiva, cioè le sue espressioni concrete: 21 trimestri consecutivi di crescita economica, la creazione di un sistema sanitario di base, diffusione dell'istruzione, salari al riparo dell'inflazione e più alti dell'America latina.
E su questa base, non ci saranno sorprese, senza dubbio si inclineranno per la continuità. Gli sconfitti parleranno ancora una volta di frodi, imbrogli o di implicita tendenza al debilitamento irreversibile dell'avversario, o del valore intrinseco superiore dei propri voti rispetto a quelli degli altri.
In Venezuela esiste il referundum revocatorio che consente la rimozione di ogni carica publica elettiva alla metà del mandato, quindi...dittatura?
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