miércoles, 13 de mayo de 2009

Il Brasile non entrerà nell'OPEC

Il governo brasiliano ha ribadito che non entrerà a far parte dell'organizzazione dei maggiori Paesi esportatori di petrolio (OPEC). Dopo la recente scoperta di alcuni consistenti giacimenti al largo della costa atlantica, il Presidente Lula ha chiarito che: "Abbiamo deciso di costruire raffinerie, non ci interessa esportare il greggio, perchè vogliamo sviluppare l'industria dei prodotti derivati; per questo non entriamo nell'OPEC".

Non è un segreto che il Brasile voglia esportare petrolio e combustibili, oltre ai derivati per l'industria agro-alimentare. E' la prima volta, però, che Lula scarta in modo inequivocabile l'adesione all'OPEC. Ciò rientra nella linea di posizionamento del Brasile nel contesto multipolare come potenza emergente a "sè stante", equidistante dalle potenze industrializzate e dal mondo in via di sviluppo. E' quello che alcuni critici definiscono la linea sub-imperiale carioca.

Alla partecipazione al vertice del G20 di Londra, ha fatto seguito l'entusiastico esborso di 5,5 miliardi di dollari per ri-capitalizzare il FMI, e un soprendente commento di Lula sull'ebrezza di appartenere al "club dei ricchi". Poi gli insistenti appelli al "libero commercio" e a concludere la Ronda di Doha. Prima avevano frenato il varo del Banco del sur come istituzione finanziaria autonoma del blocco sudamericano.

L'obiettivo dell'ingresso nel consiglio di sicurezza dell'ONU -come membro permanente- implica un prezzo: distanziamento dal "terzomondismo" ed equidistanza.

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