Elio Henríquez. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 16 dicembre. Gianni Proiettis, collaboratore del quotidiano italiano Il Manifesto e professore universitario dell’Università Autonoma del Chiapas (Unach), la mattina di oggi è stato fermato da poliziotti statali con l’accusa di possesso di marijuana, ma nove ore dopo è stato liberato dicendo che si è trattato di “confusione”.
Il giornalista di origine italiana ha dichiarato che il suo fermo rappresenta un “attentato contro la libertà”, perché è sicuro di essere stato fermato per aver scritto alcuni articoli critici contro le autorità federali. Intervistato per telefono dopo essere stato liberato, poco prima delle ore 22, Proiettis ha raccontato che intorno alle 11.30 era uscito di casa nel quartiere di Cuxtitali
“per comprare delle sigarette e mi hanno afferrato tre civili con le pistole; mi hanno caricato su un’auto senza dirmi che erano poliziotti statali; l’ho saputo dopo”.
Il giornalista di origine italiana ha dichiarato che il suo fermo rappresenta un “attentato contro la libertà”, perché è sicuro di essere stato fermato per aver scritto alcuni articoli critici contro le autorità federali. Intervistato per telefono dopo essere stato liberato, poco prima delle ore 22, Proiettis ha raccontato che intorno alle 11.30 era uscito di casa nel quartiere di Cuxtitali
“per comprare delle sigarette e mi hanno afferrato tre civili con le pistole; mi hanno caricato su un’auto senza dirmi che erano poliziotti statali; l’ho saputo dopo”.
Ha aggiunto che i poliziotti non l’hanno nemmeno informato di cosa fosse accusato e l’hanno portato nella sezione antidroga con sede a Tuxtla Gutiérrez, dove è rimasto isolate per diverse ore.Ha raccontato che un’ora prima di essere liberato gli hanno detto che era accusato “di avere uno spinello (sic) di marijuana, cosa non vera. Mi hanno fatto questa accusa falsa. E’ stato solo in Procura che ho saputo di cosa mi accusavano di avere una piccola bustina, che se anche fosse stata mia era assurdo, ma non era neppure mia”.
Dal 1993 Proiettis insegna antropologia alla Facoltà di Scienze Sociali della Unach, con sede in questa città, e dal 1994 quando insorse pubblicamente l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, collabora con Il Manifesto. “Vedo la mia detenzione come un attentato alla libertà di stampa. Sicuramente quello che ho scritto non è piaciuto a qualche politico. Credo che sia questa la ragione di fondo del mio fermo, non vedo altra ragione”, ha aggiunto.
Ricorda che nei suoi recenti articoli ha trattato il tema del narcotraffico in Messico, cosa che irrita “particolarmente il governo federale”, e recentemente ha coperto il forum sui cambiamenti climatici di Cancun, Quintana Roo. Sostiene che i poliziotti non lo hanno picchiato né maltrattato, “ma al momento di entrare nel veicolo mi hanno minacciato con una pistola e mi hanno infilato un cappuccio in testa, ma nient’altro di particolare”.
E’ stato liberato intorno alle 21.30, dopo che Mónica Mendoza Domínguez, segretaria particolare del vice-procuratore generale di Giustizia dello stato, Jorge Culebro Damas, gli ha detto che si era trattato di una “confusione” e gli ha offerto le proprie scuse.
E’ stato liberato intorno alle 21.30, dopo che Mónica Mendoza Domínguez, segretaria particolare del vice-procuratore generale di Giustizia dello stato, Jorge Culebro Damas, gli ha detto che si era trattato di una “confusione” e gli ha offerto le proprie scuse.
A Città del Messico, l’Istituto Nazionale di Migrazione ha confermato che “non ha citato né ha fermato” Gianni Proiettis. Ha detto di non avere informazioni e che, eventualmente, questa responsabilità sarebbe delle procure statale e Generale della Repubblica, perché fino alla notte di questo giovedì la Migrazione non aveva partecipato a nessun operativo. (Traduzione “Maribel” – Bergamo)
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