35% del petrolio alla Francia - Del rimanente 65%, un altro 30% può andare al Regno Unito - Quanto rimane all'ENI? - Partecipare alla guerra per perdere? Arriverà il gas prima di novembre?
Dopo 17 giorni dall'approvazione della risoluzione 1973 dell'ONU per "proteggere i civili", la Francia riceve una proposta scritta da parte degli insorti di Bengasi in cui -a cambio del pieno riconoscimento del governo di Srakozy- a concedere il 35% del petrolio greggio esistente alla Total francese. Il quotidiano Liberation ha pubblicato un documento in cui si menziona
chiaramente il prezzo che i "ribelli" della Cirenaica erano disposti a pagare. Il ministro Juppè ha immediatamente smentito, subito dopo la conclusione del vertice per la spartizione della torta libica. Però i servizi dell'Algeria sarebbero in possesso di ulteriori documenti che confermano e completano questa delicata informazione. Un 35% è la cifra della ricompensa intascata da Sarkozy per "aiutare un popolo in pericolo di morte ..in nome della coscienza universale" (19 marzo). Da Londra è arrivato un aereo con una tiratura di banconote da mettere in circolazione immediata per pagare i salari, ma la privatizazione del Banco centrale libico è un obiettivo su cui gli inglesi non mollano la presa. Nei fatti, già approntarono una simil-banca per gestire con il contagocce la riserva depredata, e mantenere a stecchetto i "ribelli della NATO".
Il 3 aprile. il CNT firma una lettera (vedi riproduzione sopra) in cui si dice apertamente che "...si tratta dell'accordo sul petrolio intercorso con la Francia a cambio del riconoscimento del nstro Consiglio, in occasione del vertice di Londra, come legittimo rappresentante della Libia, ed abbiamo delegato il fratello Mahmud (Shamman, ministro delle comunicazioni del CNT, ndr) a firmare un accordo che attribuisce il 35% del totale del petrolio greggio ai francesi a cambio dell'appoggio permanente al nostro Consiglio".
Questa lettera era diretta all'emiro del Qatar che fungeva da mediatore tra i separatisti di Bengasi e l'Eliseo, con una copia alla Lega Araba dell'ineffabile Amr Moussa. Il rimanente 65% com'è stato ripartito? A chi è stato aggiudicato? Stabilito che la parte del leone la fanno gli inglesi e la Shell, poi gli USA, quanto rimane a disposizione dell'ENI?
Appare chiaro che l'Italia si è piegata ad una guerra neocoloniale per vedere diminuite, già al nastro di partenza, le sue quote di idrocarburi e di mercato di cui era protagonista assoluta. Per quanto riguarda il gas, inizia la corsa contro il tempo per ricominciare a convogliarlo nel gasdotto che approda in Sicilia. Prima del fatidico e gelido novembre, auspicante Scaroni dixit. Nel frattempo, la NATO annuncia che le operazioni belliche continueranno fino a quando "sarà necessario". Ma perchè continuare a bombardare un nemico già sbaragliato?
1 comentario:
more damage == more reconstruction business for french companies == more FMI loans
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