lunes, 16 de enero de 2012

Italia: Gli F35, rinforzo della sovranitá limitata

Un estratto dell'intervista concessa a www.geopolitica-rivista.org/ da Gianandrea Gaiani, analista militare, direttore del mensile Analisi Difesa, collaboratore di Panorama, IlSole24ore, Il giornale, riguardante il nuovo "governo d'occupazione" recentemento istallatosi a Roma, ed il controversiale acquisto di 135 aerei F35 all'industria militare USA. Questo inopportuno investimento é di poca utilitá  per un Paese che voglia recuperare sovranitá, "..Servono se vogliamo continuare a bombardare in giro per il mondo a fianco della NATO".

E dato che lei è prima di tutto un analista militare, veniamo ad una scottante questione che è salita all’onore delle cronache, proprio in rapporto alla politica d’austerità, negli ultimi giorni. Mi riferisco alla polemica relativa all’oneroso acquisto dei caccia multiruolo statunitensi “Joint Strike Fighter” F-35 da parte dell’Italia. Al di là degli argomenti antimilitaristi, da un punto di vista realista, quest’acquisizione conviene o non conviene?

Il programma JSF avrebbe dovuto costare all’Italia, nei piani originari, 2 miliardi per lo sviluppo e 15 miliardi per l’acquisto di 131 aerei. Si tratta d’una cifra che è già oggetto di riesame: probabilmente ne compreremo solo un centinaio. In ogni caso, lo sviluppo dell’aereo è arrivato in ritardo rispetto alla
 tabella di marcia, ed il conseguente aumento dei costi è difficile da quantificare. In Italia ufficialmente si prevede d’acquistare ciascun velivolo al costo unitario di 78 milioni di dollari. I canadesi, però, calcolano che ogni JSF costerà loro 146 milioni.
Diciamo subito che gli aerei, dopo trent’anni, è normale vadano cambiati. Si può ovviamente decidere di cambiarli con meno mezzi, ed è già il nostro caso: i 131 F-35 daranno il cambio a 220-250 velivoli più vecchi. Ma all’Italia servono questi F-35? Servono se vogliamo continuare a bombardare in giro per il mondo a fianco dei nostri alleati. Quest’aereo sarà acquistato da altri paesi della NATO, e possederlo renderà le nostre forze integrabili con quelle alleate.

In ogni caso, l’aereo è statunitense: noi abbiamo un ruolo di sub-fornitori, e dunque deboli ricadute industriali. Acquistando l’F-35, rinunciamo alla capacità di produrre da soli i nostri aerei, come con l’Eurofighter, o come fanno i Francesi con il Rafale. Rinunciamo a sviluppare la versione d’attacco al suolo dell’Eurofighter, su cui invece investiranno i Tedeschi. Ciò ci condanna a lavorare su prodotti nordamericani per molti anni a venire.
I Francesi non riescono ad esportare il loro Rafale: esaurite le commesse interne, chiuderanno la catena di montaggio. Fra dieci anni in Occidente ci sarà una sola catena di montaggio: quella degli USA. Non è una scelta d’oggi: è stata presa nel 1996 e confermata nel 2002.

Se vogliamo continuare a fare la guerra (anche contro i nostri interessi, come talvolta accade) ci servono questi aerei. Andrebbero bene anche gli Eurofighter, in realtà, a maggior ragione visto che i nostri avversari sono guerriglieri o eserciti scalcinati. La sofisticazione è però utile all’industria, perché permette d’acquisire tecnologia assieme agli aerei.

Ma v’è infine un aspetto fondamentale di cui non si parla mai: gli F-35 costano molto, ma costa ancora più caro tenerli in linea. Il bilancio della Difesa sarà sempre più ridotto dai tagli finanziari: già oggi conta poco più dei soldi necessari a pagare gli stipendi. Dovremmo allora blindare i bilanci della Difesa per i prossimi 15-20 anni, o corriamo il rischio di ritrovarci con tanti moderni F-35, ma senza i soldi per fargli il pieno. Già succede in parte: la voce dell’esercizio è quella più colpita dai tagli. Se non garantiamo risorse alla Difesa, ha poco senso acquistare questi aerei. L’aeronautica italiana punta a mantenere una forza su due diversi velivoli, l’Eurofighter Typhoon per la difesa e l’F-35 per l’attacco. Anche la Gran Bretagna lo fa, ma ha molti più soldi di noi come del resto Francia e Germania che avranno invece un solo velivolo multiruolo.

Nei suoi interventi ha ricordato che l’Italia ha una “sovranità limitata” da molti decenni: potremmo dire dal 1943. La domanda che mi pongo è: l’Italia può essere sovrana dentro la NATO? Ovvero bisogna trovare una nuova configurazione strategica, quale può essere una ristrutturazione dell’Alleanza Atlantica, o un trattato di sicurezza collettiva pan-europeo, quale quello promosso dai Russi negli ultimi anni?

Durante la Guerra Fredda, anche se la nostra sovranità era limitata, gl’interessi dell’Italia (e dell’Europa) e degli USA convergevano. Oggi la situazione è mutata, come dimostra il caso libico. Gli USA negli ultimi mesi hanno sacrificato molti regimi arabi loro alleati per rimpiazzarli con nuovi regimi a loro volta non molto democratici. Persino l’Arabia Saudita si preoccupa, tanto da intervenire in Bahrayn prima che lo facessero gli USA. Siamo sicuri che il Mediterraneo dominato dall’islamismo sia nell’interesse europeo? Io credo di no. Invece può esserlo in quello degli USA, che sono più lontani, al di là dell’oceano.

Bisogna rivalutare il ruolo italiano ed europeo rispetto ai nostri interessi. Gli USA hanno giocato un ruolo tutto sommato stabilizzatore fino a Bush, mentre ora ricoprono un ruolo palesemente destabilizzatore. L’Italia stessa è stata destabilizzata con la guerra di Libia. Berlusconi partecipò controvoglia all’intervento, inizialmente decidendo che i velivoli italiani non avrebbero lanciato bombe. Il venerdì di Pasqua Kerry, presidente della Commissione esteri del Senato statunitense, giunse in Italia per conferire privatamente con Berlusconi. La domenica successiva Obama telefonò a Berlusconi. Il giorno dopo, anche l’Italia diede il via ai bombardamenti. Questo significa avere sovranità limitata. Sovranità che oggi è proprio azzerata.

Bisogna riflettere sulle alleanze. La Francia e la Gran Bretagna, in Libia, hanno fatto i loro interessi. Parigi ha scelto di tenere la propria flotta fuori dal controllo della NATO, perché alla testa di quest’ultima c’era un ammiraglio italiano. Il mondo è cambiato, bisogna riconoscerlo e guardare al nostro interesse nazionale. Oggi ci sono paesi pronti a tutto per un contratto petrolifero. Quando Sarkozy decise d’attaccare la Libia, gli aerei francesi sorvolarono l’Italia senza nemmeno chiederci il permesso. Questi sono competitori, non alleati....
intervista completa QUI

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