Protesta e corruzione - La Chiesa favorevole al potenziamento della salute pubblica - Foro di San Paolo e capacità di risposte innovative di Dilma Rousseff
Intanto la trama degli avvenimenti va avanti. La Chiesa Cattolica, attraverso la Confederazione Nazionale di Vescovi del Brasile (CNBB),
vuole rendere manifesto il suo impegno accanto alle necessità dei
cittadini raccogliendo la maggior parte del milione e mezzo di firme
della campagna Salute+10, alla quale partecipa assieme ad un centinaio di
organizzazioni per sollecitare lo Stato a destinare il 10% delle entrate per la salute pubblica.
Proseguono questi giorni anche le proteste dei giovani nelle principali città, anche se con minore intensità.
A Rio de Janeiro e San Paolo cortei giovanili, collegati ai movimenti e gruppi no-global e anarchici, rivendicavano la “riapparizione” di Amarildo de Souza, un muratore di 42 anni scomparso
due settimane fa nella favela La Rocinha di Rio dopo esser stato
avvicinato dalla Polizia per un interrogatorio. I manifestanti sollecitano
anche la rinuncia dei governatori dello Stato di Rio di Janeiro, Sergio
Cabral, del PMDB (il partito alleato del governo) e di San Paolo,
Geraldo Alckmin (del partito oppositore socialdemocratico PSDB) in
quanto “repressori e corrotti”.
Le denunce di corruzione, infatti, raggiungono i politici di tutti i fronti. Il sopra menzionato governatore di San Paolo, assieme al suo predecessore deceduto, Mario Covas e ad un altro ex governatore, Jose Serra, lo stesso che è stato candidato presidenziale per il PSDB prima contro Lula e poi contro Dilma, sono stati denunciati dal giornale Folha di Sao Paulo per un multimiliardario scandalo di corruzione con l’azienda tedesca Siemens, per l’acquisto di 40 treni per il trasporto urbano.
(Da aggiungere che l’impresa tedesca è stata coinvolta in casi di
corruzione in numerosi paesi: Venezuela, Cina, Israel, Bangladesh,
Nigeria, Argentina, Vietnam, Russia, Messico, Kuwait, Grecia…)
Alla fine della scorsa settimana le proteste giovanili erano anche alle porte del Foro di San Paolo, l’incontro annuale dei leader della sinistra latinoamericana fondato quasi 20 anni fa da Lula e Fidel Castro. Rispondendo in qualche modo ai manifestanti, Lula da Silva ha affermato che la sinistra è invecchiata un po’ dappertutto e che nel caso europeo si è “ridotta”, perché “somiglia ormai alla destra”. Non ha risparmiato critiche al PT e ha avvertito i suoi dirigenti di non cadere negli errori di altre formazioni di sinistra, perché “soltanto una cosa può salvare a un partito che ha presso il potere: non perdere il contatto con la gente“, mentre si domandava quali messaggi offre il PT alla società e ai giovani che manifestano da settimane nelle strade.
Dilma già aveva segnalato, nel messaggio di benvenuto inviato per l’apertura del Foro, che “stiamo ascoltando le voci della strada” perché “siamo consapevoli che le
manifestazioni fanno parte del nostro processo di miglioramenti
sociali. Non chiedono di tornare indietro al passato, ma di andare
avanti per un futuro con più diritti, più democrazia e più conquiste
sociali”
.
Alcune segnali positive ci sono. Proprio a questa città di San Paolo, cuore industriale del paese e delle proteste, Dilma è arrivata giorni fa per offrire un importante contributo
di fondi federali (4 milioni di dollari) destinato al miglioramento dei
servizi d’alloggio, acqua, fognature e trasporto, tra cui la costruzione di un corridoio di 99 chilometri per gli autobus urbani. Sul piano dei diritti civili, Dilma
ha resistito alle pressioni dei gruppi religiosi e non ha posto il veto
alla legge approvata in questi giorni dal Parlamento a favore delle
donne violentate, garantendo a queste vittime l’acceso alla pillola abortiva “del giorno dopo”.
Un significativo passo avanti, considerando quanto la Presidente
dimostrava di cedere ai suoi alleati conservatori e alla destra su
questo terreno.
Il Foro di San Paolo ha concluso le sue sedute domenica scorsa con una dichiarazione finale che esamina le diverse sfide della sinistra in America Latina e, nell’ultimo punto si solidarizza con la posizione del governo brasiliano denunciando
“la manovre politiche della destra brasiliana, attraverso i media e
altri mezzi, indirizzate a sabotare il governo del presidente Dilma
Rousseff e a terminare questa esperienza contrassegnata dai grandi
progressi raggiunti negli ultimi dieci anni. Siamo solidali con la
posizione del presidente Dilma Rousseff e le forze di sinistra e
progressiste brasiliane che riconoscono l’importanza della voce delle
strade, per avanzare sul sentiero dei cambiamenti ed evitare che quel
sentiero conduca ad un arretramento nelle conquiste raggiunte”.
Prima, nelle premesse, il Foro
aveva riconosciuto la legittimità delle domande dei manifestanti che
“rivelano la necessità di ampliare le opportunità di partecipazione e di
espressione politica dei settori sociali che hanno raggiunto il
progresso economico attraverso le politiche attuate dal governo”,
riconoscendo come un dovere per la sinistra latinoamericana che “i
nostri partiti e le organizzazioni sociali devono essere in grado di
afferrare questi cambiamenti e trovare un modo per aprire questi spazi”.
Pochi giorni prima Lula aveva inaugurato il Foro con un’affermazione di fiducia: “L’America Latina è il faro della nuova sinistra. Sono convinto che possiamo costruire un nuovo modello per la sinistra”. Lo vogliamo in molti.
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