In un contesto in cui lo sfruttamento della terra, l’uso di pesticidi
che contribuiscono alla moria delle api e la contaminazione degli
alimenti rendono una scommessa quotidiana capire ciò che abbiamo nel
piatto, sembra un paradosso che una delle aziende che detiene il
monopolio del settore alimentare e che ha messo in ginocchio i piccoli
agricoltori di coltivazioni biologiche riceva un riconoscimento a
livello mondiale.
Eppure, in quasi totale silenzio, in questi giorni sarà conferito alla Monsanto un riconoscimento molto importante: il World Food Prize,
il Nobel del cibo istituito nel 1986 dall’agronomo e ambientalista statunitense Norman Borlaug.
No, non è uno scherzo. Lo scorso giugno sono stati resi noti i nomi
dei vincitori del premio, tre biologi, tra cui Robert Fraley, conosciuto
ai più per essere il biotecnologo dell’azienda Monsanto.
Non solo, sembra che Fraley dovrà condividere i 250mila dollari di
premio con altri due colleghi biotecnologi, tra cui Mary-Dell Chilton,
che opera presso la società biotech Syngenta.
Per chi non lo ricordasse, la società Syngenta, assieme alla Bayer, è tra i maggiori produttori di pesticidi che contribuiscono alla moria delle api.
La Commissione Europea, infatti, ha sospeso l’utilizzo di alcuni di
questi prodotti, anche se la Syngenta ha presentato ricorso contro la
decisione della Commissione adottata, secondo l’azienda, sulla base di
una procedura incompleta e su valutazioni inadeguate da parte
dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
Una situazione un po' paradossale quella del conferimento del premio
che, secondo alcuni, potrebbe avere delle conseguenze importanti nello
scenario agricolo mondiale. Una sorta di legittimazione del modello di
business spietato adottato in questi anni dalla Monsanto, che
impoverisce agricoltori e monopolizza la produzione di cibo. Sembrerebbe
inoltre che, tra i finanziatori dello stesso premio, compaiano proprio
Monsanto e Syngenta.
La cerimonia della premiazione sarà tenuta il 16 ottobre prossimo, Giornata Mondiale per l’Alimentazione.
E, c’era da aspettarselo, la cosa ha scatenato un vero e proprio
putiferio. Attorno alla questione, infatti, si è formato un attivo
movimento politico che ha preso il nome di “Occupy the World Food Prize”
e che sta organizzando su tutto il territorio americano manifestazioni
atte a far conoscere ai cittadini statunitensi il problema relativo alle
colture Ogm, soprattutto quelle adoperate dalla Monsanto, e ai rischi
che comportano per il nostro organismo e per il nostro pianeta.
Non solo, il movimento ha organizzato una raccolta firme per fermare la consegna del premio. Sulla pagina apposita si legge: “In
segno di protesta, 81 consiglieri del World Future Council hanno
scritto una dichiarazione criticando con asprezza il World Food Prize
Foundation per aver tradito il suo scopo. Nelle parole degli autori: “i
semi OGM rafforzano un modello di agricoltura che mina la sostenibilità
degli agricoltori con scarsa disponibilità di liquidi, che rappresentano
gran parte delle persone affamate nel mondo… L’impatto più drammatico
di tale dipendenza è in India, dove 270.000 agricoltori, molti
intrappolato in debito per l’acquisto di sementi e prodotti chimici, si
suicidò tra il 1995 e il 2012”.
In particolare, la Monsanto costringe migliaia di agricoltori
ad acquistare semi che muoiono in una stagione e non possono essere
ripiantati. Ogni anno, dunque devono essere acquistati di nuovo e questo
causa per molti la bancarotta. Ne abbiamo parlato anche quando abbiamo
descritto la rivoluzione dei piccoli agricoltori che è avvenuta in
Colombia.
Quanti fossero interessati alla storia della Monsanto, possono approfondire l’argomento leggendo il nostro articolo “Monsanto: un secolo di crimini contro l’umanità e la natura”.
Se, invece, volete firmare la petizione, potete farlo al link:
http://action.sumofus.org/a/world-food-prize-monsanto-syngenta/5/2/?sub=fb
Fonte: ambientebio.it
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