Tito Pulsinelli
Il Presidente colombiano Alvaro Uribe ha impacchettato e spedito -in piena notte- negli Stati Uniti tredici Capi dello stato maggiore dei "paramilitares". Pezzi grossi come Salvatore Mancuso e i suoi più stretti compagni di traffici e delitti.
Con questa mossa a sorpresa, Uribe cerca di guadagnare tempo e spazio, e comincia a togliersi di torno le "gole profonde" che lo hanno impallinato con le rivelazioni sul connubio perverso del suo partito con i paramilitares. Adesso sono già di fronte ai giudici di Miami, con una estradizione che permette di pereseguirli solo per delitti di narcotraffico.
In questo modo, Uribe ottiene di mettere Mancuso+13 fuori dalla portata dei giudici colombiani, e quindi evita che possano avanzare le indagini sui massacri, le fosse comuni, eliminazioni fisiche e spopolamento di interi villaggi.
Inoltre, fa una bella figura negli Stati Uniti, dove il portavoce di Bush si è precipitato a dire che la deportazione contribuirà positivamente per far approvare il TLC con la Colombia.
Entrambi -governo Uribe e Stati Uniti- scongiurano un grave pericolo comune: Mancuso+13 avevano cominciato a gettar luce sui vincoli esistenti tra varie multinazionali e i paramilitares, soprattutto nell'eliminazione dei sindacalisti e distruzioni di centri abitati.
Nella selva del Choco -per esempio- stanno mettendo le mani su di una zona vergine, di incalcolabile ricchezza in legnami pregiati, biodiversità e giacimenti, dove cominciare l'estrazione mineraria indiscriminata, lontana da occhi indiscreti.
Tutte le terre sottratte con la violenza ai civili, finora non sono state ancora riconsegnate ai legittimi proprietari, e il governo di Bogotà sta destinandole alla coltivazione di mais e canna da zucchero per gli agro-combustibili.
Gli stessi possedimenti terrieri di Salvatore Mancuso non sono ancora stati affidati al fondo per la indennizzazione delle vittime dei paramilitares.
Due piccioni con una fava? Apparentemente. Uno degli avvocati dei deportati ha però dichiarato: "...hanno perso la libertà, però non la libertà d'espressione. Pertanto, continueranno a svelare fatti decisivi per la vita di questo Paese".
Le organizzazioni che difendono i diritti delle vittime del "paramilitarismo" hanno sottolineato la stranezza di una deportazione per reati minori (narcotraffico) quando gli imputati sono indagati per violazioni dei diritti umani; inoltre gli Stati Uniti non hanno firmato il Trattato della Corte internazionale sui crimini di lesa umanità.
Uribe conferma la sua scaltrezza e un cinismo spericolato degno di un contorsionista. Guai a chi si fida della sua parola e dei patti che sottoscrive; ma ora sta colpendo tra le sue stesse fila, cioè i suoi grandi elettori e la sua base d'appoggio politica e sociale.
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