Colpa di Zelaya, dice ambasciatore USA
Questa mattina, drappelli di soldati fortemente armati si sono presentati nelle sedi di radio Globo e del Canal 36, e li hanno chiusi. I golpisti hanno così immediatamente applicato il decreto con cui si sospendono la libertà d'espressione, comunicazione, di riunione, manifestazione.
Non ci sono più dubbi: i golpisti danno il passo decisivo e assumono apertamente i connotati di una dittatura. Persino i deputati si sono rifiutati di approvare questo editto.
Contemporaneamente, l'ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Organizzazione degli Stati Americani -Lewis Amselem- ha avuto l'impudente cinismo di sostenere che la responsabilità di questo grave stato di cose ricade interamente su.....Zelaya (sic!). La diplomazia cacofonica dispiegata dalla Casa Bianca, bersaglia la vittima e assolve i carnefici.
Giustifica la sospensione delle garanzie costituzionali, perchè la colpa è della "decisione irresponsabile" del legittimo Presidente Zelaya di far ritorno al suo Paese.
Per Lewis Amselem, tutto sarebbe OK se Zelaya avesse avuto l'accortezza di rimanere in esilio! Bravo Lewis, bis!
Nel governo di Obama è in atto una guerra per bande, in cui la destra clintoniana e i neocons fanno quel che gli pare per difendere gli interessi del complesso militar industriale, e per dare continuità alle politiche dei Bush che il Pentagono e la CIA continuano ad applicare in America latina. Costoro mettono al primo posto l'espansionionismo delle basi militari e -nonostante la crisi severa- la difesa dei bulimici stanziamenti per le forze armate.
Stanno impedendo a Obama l'approvazione di un minimo di assistenza sanitaria per i 30 milioni di persone escluse, e difendono a spada tratta il trasferimento dello stanziamento pubblico ai militari. Non alle spese sociali.
Obama annaspa perchè dall'11 settembre i vertici istituzionali hanno subito una trasformazione genetica, sono stati sequestrati, e oggi i falchi agiscono in una sorta di dualismo di poteri nel settore della difesa e della politica internazionale. L'11-S appare sempre più come un sommovimento istituzionale che -nel gergo politico latinoamericano- si definisce abitualmente golpe.
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