viernes, 11 de febrero de 2011

Caraibi: Carnevale "cimarrón"

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Quella del Carnaval cimarrón è una tradizione che si distingue dal Carnevale di origine europea, in quanto contiene simboli e contenuti avulsi dai costumi spagnoli; lo scopo della festa è la perpetuazione della memoria delle rivolte degli schiavi neri per ottenere la libertà. Si tratta dunque di una festa di origini africane, molto diffusa nella Repubblica Dominicana e ad Haiti. 
I centri dominicani più rappresentativi di questa espressione sono Nigua, Haina, San Luis e Guerra, siti che hanno ospitato longevi manieles, ovvero comunità organizzate di cimarrones. In talune epoche questa manifestazione venne ritenuta offensiva per la chiesa cattolica, poiché si svolge durante i giorni sacri della Settimana Santa, in verità probabilmente ciò è dovuto non tanto al calendario cristiano
, quanto alla connessione con l’arrivo della primavera. Nella comunità di Matayaya, una settimana prima della domenica di resurrezione, appaiono dei personaggi che si recano di casa in casa a chiedere conto ai genitori del comportamento dei loro figli; durante la domenica di resurrezione poi, un personaggio vestito da diavolo torna nelle case a prendere a sculacciate i bambini per affidarli ritualmente ad un tutore, in segno di ammonimento per i loro cattivi comportamenti. 
Ma il clou della festa si raggiunge un po’ più tardi: le maschere sfilano dal sabato al lunedì successivo alla Settimana Santa, ognuna è provvista di un’arma con cui vengono picchiati gli astanti, gesto che assume una doppia valenza: la purificazione dai peccati e la rivendicazione della libertà dei neri. La danza ed il ritmo del Gagà, tipici della festa, simboleggiano una cerimonia di transizione fra vita e morte: l’oscillazione frenetica ed enfatizzata del bacino è il simbolo della fecondità primaverile attraverso la quale si omaggiano gli Dei; i riti contemplano il trance e la possessione spirituale, indizi del ruolo che gioca la religione Vudù anche all’interno di questa espressione. 


Le più diffuse maschere tradizionali del Carnaval cimarrón, denominate cachúas, sono: il cielo, l’inferno, la schiavitù, la libertà, il toro, il Giuda Calié trujillista (personaggio tra mito e storia la cui maschera viene bruciata al cimitero), il diavolo, la vita e la morte. Inizialmente questi riti, come in molte altre aree geografiche, erano dunque una caratteristica delle comunità di origine africana, in seguito gli spagnoli proibirono questi consessi chiusi e li trasferirono all’aperto, circoscrivendoli a date ben precise dell’anno, così da esercitare un certo controllo su ciò che accadeva. Grazie a questa apertura verso l’esterno si venne ad operare un sincretismo con la cultura ispanica.
Trovo il Carnaval cimarrón una espressione autentica e suggestiva di sfogo e resistenza, sovversiva al’interno di un canone, una festa che non può che ispirare simpatia.

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