Chiedono
riparazioni al Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda,
Norvegia, Svezia e Danimarca
“Quando
si affronta il problema del genocidio degli indigeni e degli schiavi
africani, crediamo che la legge e i fatti sono a nostro favore” ha
segnalato Ralph Gonsalves, primo ministro di San Vicente e Granadinas. Dalla tribuna dell'ultimo
vertice dei paesi del CARICOM -formato da tutte le
nazioni
caraibiche indipendenti, tranne Cuba e Repubblica Dominicana- è
stato sollevato il problema delle conseguenze reali nel presente di
questo flagello storico.
Il
CARICOM esige scuse formali e indennizzazioni effettive ai Paesi
europei che furono protagoniste della colonizzazione stratificata,
prolungata, a titolo di riparazione parziale reale concreta, non solo
simbolica. Il Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda,
Norvegia, Svezia e Danimarca, saranno chiamate a rispondere per le
conseguenze presenti e gli effetti del colonialismo passato.
Il
CARICOM darà una battaglia culturale per ristabilire la memoria
storica che sfocerà nella richiesta formale di cancellare o
condonare il debito esistente. Le politiche colonialiste lasciarono
le “comunità negre e indigene nell'analfabetismo” fino agli anni
80 del secolo XX, quando le nazioni dei Caraibi conquistarono
l'indipendenza, ma restarono escluse ed emarginate dallo sviluppo e
dal progresso economico.
Il
“piano d'Azione” elaborato prevede che questa situazione si può
modificare se le exmetropoli europee riconoscessero che l'eredità
del colonialismo rimane la causa primaria del sottosviluppo. E se
collaborassero aiutando le autorità caraibiche a “pagare il debito
nazionale e cancellando quello internazionale”.
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