Fame di giustizia? Sciopero della fame
Clara Ferri
Vi ricordate i 44.000 lavoratori dell’ente parastatale messicano Luz y Fuerza del Centro licenziati in tronco mediante un decreto presidenziale lo scorso ottobre (http://selvasorg.blogspot.com/2009/10/messico-si-spegne-la-luce-si-accende-la.html)?
Ebbene, a distanza di nove mesi, il sindacato degli elettricisti (SME) non perde combattività. In questi mesi ha provato di tutto per rinserire il tema della sua estinzione nell’agenda politica del paese: sit-in, manifestazioni, accampamenti davanti al Ministero dell’Energia e al Palazzo Nazionale, sciopero dei pagamenti delle bollette (che ora arrivano a nome della Commissione Federale dell’Elettricità, CFE) da parte degli utenti. Operazione possibile grazie una figura giuridica messicana chiamata amparo, che tutela i promoventi in caso di inadempimento a una data norma sulla base di un argomento giuridico. La CFE non ha un contratto regolare con gli utenti, né la capacità logistica ed operativa per effettuare tagli del somministro agli utenti morosi, quindi non le resta altro che incassare il colpo.
Dal 25 aprile lo SME ha deciso di giocarsi il tutto per tutto convocando uno sciopero collettivo della fame, a cui hanno aderito 80 lavoratori e 13 lavoratrici. Dicono che non smetteranno fino a quando non riotterranno il loro legittimo posto di lavoro. Adducono l’illegalità del decreto.
Purtroppo circa un mese fa la Suprema Corte di Giustizia della Nazione, che aveva attratto il caso, ha ratificato la validità del decreto presidenziale, pur riconoscendo la necessità di tutelare i diritti dei lavoratori licenziati. Belle parole rimaste nell’aria, perché non si sono tradotte in un loro reinserimento lavorativo.
Molti scioperanti sono stati ricoverati con sintomi di malessere generale. Alcuni hanno interrotto la protesta, ma quindici irriducibili sono decisi ad andare fino in fondo, pronti ad affrontare qualunque conseguenza della loro scelta. Due versano in condizioni molto critiche, le loro vite sono già a rischio: vediamo l’Ing. Cayetano Cabrera, diventato ormai il simbolo di tanta combattività, in un’intervista a più di 80 giorni dall’inizio dello sciopero:
Davanti alla chiusura totale al dialogo da parte delle autorità, alla censura dei mass media e all’indifferenza generalizzata della popolazione, lo SME rivolge un appello disperato a quei settori della società ancora sensibili al problema: la proposta è di sommarsi allo sciopero della fame per 12 ore, dalle 9 alle 21 di domenica 18 luglio.
Il governo messicano continuerà a fare orecchie da mercante anche nel caso in cui si verifichi un decesso? È molto probabile. Si è visto chiaramente che era sua intenzione togliere di mezzo un sindacato difficilmente manovrabile, usando il pretesto della presunta inefficienza dell’azienda, per spianare il terreno alla partecipazione dell’iniziativa privata nel settore elettrico (nazionalizzato, come il petrolio, fin dai tempi di Lázaro Cárdenas) e, soprattutto, nel gran business della fibra ottica: non a caso la concessione è stata affidata alle imprese Televisa, Telefónica e Mega Cable, quando per logica sarebbe dovuta spettare a Luz y Fuerza del Centro.
Per maggiori approfondimenti e per non perdere il filo di questa lotta, visitate il loro blog: http://www.sme-info.org/
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